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La verità, vi prego, sul pallone #33

5 Mag

La verità, per oggi, la dicono gli almanacchi. Gli scudetti della Juventus sono semplicemente tantissimi. E la maggior parte di questi assomigliano molto a quello di questa stagione. Sono scudetti meritati, conquistati con autorevolezza, potenza e classe. E fa niente se nella mente dei romanisti ci sarà sempre un Turone, o in quella degli interisti un Ronaldo o un Ceccarini di troppo. Per la legge dei grandi numeri non tutti i titoli possono essere limpidi. Ho detti grandi numeri, come quelli della Juventus di Conte. 26 Vittorie e solo 5 pareggi (come l’Inter, che però ha perso ben 14 partite) a fronte di 4 sconfitte. Non pochissime per una squadra imbattuta l’anno scorso, non molte in un campionato tutte hanno perso mediamente molto.

A memoria non ricordo, negli ultimi anni, uno scudetto così limpido. Forse solo quello del 2007, vinto dall’Inter di Mancini, ma ad onor del vero va detto che l’Inter giocava praticamente senza avversari. Quindi complimenti a tutti: ai giocatori, a Conte, a Marotta, a Nedved (scelta azzeccatissima quella di inserirlo nel Cda) e persino a quell’antipatico di Agnelli. Se devo essere sincero non mi è piaciuto lo striscione con il 31 in bella mostra. Ripeto, gli scudetti sono tanti, la polemica potrebbe iniziare oggi e finire tra 100 anni, il celolunghismo (29? 31?) non è la mia specialità, ma in ogni caso non gradisco il fatto che si vadano spernacchiando le istituzioni (siano esse sportive o legali) e il buon senso e soprattutto che si debbano riabilitare figure come quelle di Moggi e Giraudo, che a questo punto sarebbero innocenti.

Possono farlo i tifosi, non dovrebbero farlo i giornalisti, meno che mai una Società che fa (o dice di fare) dello stile un vanto. La chiudo qui, ognuno è libero di festeggiare gli scudetti che gli pare, ma sono stufo di spiegare al mio cuginetto di 6 anni cosa diavolo sia successo col conteggio degli scudetti bianconeri e mi auguro di non dover spiegare la stessa cosa a mio nipote tra 50 anni quando i titoli saranno 60 (o magari 62?). A meno che non vogliamo considerare validi anche l’oro olimpico di Ben Johnson o i sette tour di Lance Armstrong. Insomma avrete capito che questo rimanere attaccati, in maniera così puerile ai due scudetti “viziati” mi sembra poco juventino e poco in linea con una storia vincente. Talmente vincente da fare invidia. A tutti.

Adesso la Juve deve pensare al futuro. Non sono d’accordo con chi dice che basterà poco per tornare a dominare in Europa. Non credo nella teoria del toppleier che cambia il corso della storia. La Juventus ha un impianto collaudato, la crescita di Barzagli, Bonucci e Vidal è stata impressionante, ma ho come l’impressione che un giocatore non cambierà questa squadra. Penso all’Inter di qualche anno fa che dominava in lungo in largo in Italia per poi prendere sonore batoste in Europa. Cambiava poco, anno dopo anno, pensando di inserire di volta in volta il tassello giusto. Una volta il terzino, un’altra la seconda punta. Poi arrivò Mourinho e non successe nulla di nuovo. Finché la cessione di Ibra portò soldi in cassa e l’Inter cambiò modo di giocare aggiungendo, in un colpo solo, Lucio, Snejider, Motta, Milito ed Eto’o ad una squadra che in Italia non aveva rivali. Con i risultati che sappiamo. Poi dilapidati (almeno per quanto riguarda la cifra tecnica) nelle annate seguenti. Amen.

Complimenti anche al Napoli e al Milan che consolidano la loro posizione in Champions. Ora c’è da capire se Cavani resterà oppure se anche lì ci sarà da ricostruire. E per quanto il bomber uruguaiano sia mostruoso, anche in questo caso non è detto che sia un male. Lo stesso Napoli è una squadra difficilmente migliorabile. Mazzarri lo sa sa, e per questo sono piuttosto sicuro che il suo futuro sia a Roma. Si parla di Guidolin al suo posto. Ecco, non vorrei deludere nessuno, anche perché nutro grandissimo rispetto per il tecnico dell’Udinese. Credo però che sia un grandissimo allenatore per un ambiente tranquillo. Anche per questo, più volte, gli ho sentito fare dichiarazioni di amore eterno alla città di Udine. Ho paura che un carattere mite come il suo potrebbe incontrare qualche problema a Napoli, come li incontrò a Palermo. Mi auguro eventualmente di sbagliarmi anche perché la squadra di De Laurentis è ancora destinata a crescere. Mario Sconcerti ricorda spesso che si tratta dell’unica grande città europea con una solo squadra. Un dato da non sottovalutare, considerando il bacino di tifosi e di pubblico.

Vecchietti terribili: Di Natale arriva a 20 gol, Klose, segnandone 5 in un colpo solo (mi piacerebbe chiedere a Pektovic il perché della sostituzione ad un passo dal record assoluto) raggiunge quota 15. In due fanno quasi 70 anni ed entrambi erano stati dati per finiti già da qualche anno. Forse qualcuno dovrebbe riconsiderare il fattore età, e smetterla di pensare che un attaccante, a 30 anni, abbia già dato tutto. Una cosa è puntare sui giovani, una cosa pensare che non si possa fare un contratto di 4 anni ad un ragazzi di 31 anni in buona salute, fisica e mentale. In coda vittoria importante del Genoa che si stacca dalle ultime 3, ma non è finita qui. Devono fare molta attenzione Sampdoria e Torino, che pensavano di essere già salve. Un altro passo falso (mercoledì c’è Torino – Genoa) e verranno risucchiate nella bagarre. A due giornate dalla fine sarebbe difficile venirne fuori. In bocca a lupo a tutti, anche a chi non se lo merita. E chi capisce capisce.

Juventus vs. Palermo

La verità, vi prego, sul pallone #28

31 Mar

C’è chi resuscita dopo tre giorni e c’è chi non muore mai. Al massimo inciampa, cade, ma puntualmente si rialza e poi sembra più forte di prima. Antonio Conte e la sua Juve non sembrano conoscere il significato della parola appagamento, nemmeno a due giorni dall’impegno più importante del nuovo ciclo juventino. E tanto per non smentirsi il mister ha convocato i suoi giocatori all’ora di pranzo del giorno di Pasqua. Sia mai a qualcuno venisse in mente di festeggiare il quasi matematico scudetto a pranzo con i propri cari. C’è un aereo che aspetta, direzione Monaco di Baviera.

Ma facciamo un passo indietro. L’ultimo ostacolo verso il titolo è stato superato. Certo, non è stato agevole, perché in casa dell’Inter agevole non sarà mai, ma mi sembra di poter dire che la Juventus non ha rubato niente. Al netto di rigorini e rigoretti vari da ambo le parti (possiamo discuterne fino a pasquetta, ma alla fine di scandaloso non ho visto niente) si può dire che in campo c’erano una truppa di volenterosi talenti (e qualche cesso, tipo Pereira) e una squadra di calcio. E quest’ultima, giustamente, ha vinto. I se e i ma non fanno la storia e quindi non mi soffermerò sugli episodi. Sul perché Chivu alza il braccio anziché provare una scivolata sul cross di Quagliarella e sul perché Ranocchia non si chieda dove sia finito Matri (che sarà pure opportunista ma non è Paolo Rossi e nemmeno Pippo Inzaghi) sull’azione del gol.

Preferisco applaudire una squadra che senza campionissimi (Buffon e Pirlo a parte) ha una continuità e una varietà di soluzioni spaventose. Ma non tutto è da buttare per l’Inter. Kovacic ha, per me, un futuro da fenomeno, Handanovic si conferma un gran portiere e Palacio è stato un acquisto super. Cassano ha poca voglia ma con quella cambia le partite. Sul resto si può e si deve lavorare. Sinceramente assolvo Cambiasso, e non perché il suo fallaccio su Giovinco non sia degno di cartellino rosso e conseguente squalifica. Ma la frustrazione fa parte del gioco, e quando vieni espulso per la prima volta dopo 227 partite e chiedi scusa non meriti di essere bruciato vivo in piazza come qualcuno avrebbe suggerito.

La vigila di Pasqua ha visto la solita continuità del Milan che si è confermato anche sul campo del Chievo (se Balotelli non segna ci mette comunque lo zampino) e in serata la grande verve del Napoli. La vittoria degli azzurri è, secondo me, tutta da attribuire a Mazzarri. Ha gestito Cavani (stanco dal viaggio) e lo ha messo dentro sul più bello, per scatenarlo contro la stanca difesa del Toro. Ma soprattutto ha vinto la partita con un cambio che in pochi hanno esaltato. Togliendo Britos un secondo dopo l’errore che ha permesso al Torino di passare momentaneamente in vantaggio. Spesso si dice che certi cambi sono psicologicamente distruttivi per i giocatori, ma Mazzarri ha dimostrato di interessarsi più al risultato che a queste sagaci pippe da panchina d’oro. Hai sbagliato? Ti tolgo subito.

Intanto pareggio dopo 5 minuti, poi vinco e in settimana ti mando dallo psicologo. Ma non credo che Britos ne avrà bisogno. Il più felice, dopo la rimonta che mantiene il Napoli al secondo posto, sarà lui. Una menzione la merita ovviamente Dzemaili, svizzero non svizzero che ieri ha portato il pallone a casa. 133 partite in A, 8 gol. Di cui 3 ieri sera. Da ex non esulta sui primi due, al terzo si scatena. Curioso che il Napoli costruisca gran parte dei propri successi su tre svizzeri atipici come lui Behrami e Inler. E questo spiega perché gli elvetici andranno ai mondiali, e non da sparring partner (chiosa personale).

In coda importante vittoria del Palermo contro la Roma. Ora il Genoa è a 3 punti, vuoi vedere che dopo 5 allenatori il primo era quello giusto? Sannino ha la fame e la mentalità per compiere questa impresa, fossi in Ballardini starei molto attento. Da segnalare l’ennesima prodezza di Amauri che da quando è tornato a Parma ha fatto solo gol da antologia. Un giorno ci spiegherà perché da il meglio di se solo in provincia, oppure ci sarà qualcun’altro che punterà su di lui e gli darà una nuova possibilità? Non era meglio dare una chance a lui che a Rocchi, Moratti e Branca?

Lo svizzero non svizzero del Napoli, Blerim Dzemaili.

Lo svizzero non svizzero del Napoli, Blerim Dzemaili.

La verità, vi prego, sul pallone #10

11 Nov

La verità è che i derby sono indigesti a Zeman. Con un intervallo di 13 anni il boemo ha ricominciato da dove aveva finito: con una sconfitta. In settimana aveva dichiarato che per De Rossi questa partita era più importante di quanto lo fosse per lui. Si è visto. Peccato che per capitan futuro (futuro che forse non arriverà mai visto che Totti continua a giocare e la cessione di DDR appare tutt’altro che improbabile) dare tutto significa anche farsi giustizia da solo. Cazzottone a Mauri e Roma in 10 prima delle fine del primo tempo. Se ci mettiamo anche la papera di Goigoichea (inguardabile quella respinta sulla punizione di Candreva) e l’errore di Osvaldo all’ultimo minuto il quadro è completo. La colpa non può essere solo di Zeman anche se a onor del vero, ultimamente, il boemo sembra più un opinionista che un allenatore. Una squadra non può fare sempre 4 gol per vincere. La Lazio ha ribaltato in una settimana il suo campionato. Dallo 0 a 4 di Catania al 3 a 2 nel derby. Gli ultimi successi dei biancocelesti nei derby recenti possono essere spiegati anche con il fatto di non avere tra le proprie fila giocatori tifosi come Totti e lo stesso De Rossi che sentono un po’ troppo questa partita. Meglio l’impassibile Klose, sempre puntuale e continuo. E poco importa che l’avversario si chiami Roma, Chievo, Inter o Siena. Lui è il grande valore aggiunto di questa squadra. Per dirla con i paroloni di quelli della TV, un toppleier bello e buono, anche a 34 anni suonati. La giornata sorride alla Juve. Prima di tutto perchè in una settimana, segnando 10 gol, i bianconeri cancellano la sconfitta con l’Inter e riprendono una marcia che prima o poi doveva interrompersi. Ritrovando il gioco, la velocità, la difesa, le geometrie di Pirlo, i gol di Quagliarella. Ora Bentder può riaccomodarsi in panchina. Chissà perchè sabato scorso, uscito Vucinic, Conte ha pensato al danese e non a qualcun altro. Il dubbio mi resta. Sei gol sono tanti su qualunque campo. Anche a Pescara (curioso che Stroppa viene messo in discussione quando vince e non quando ne prende 6). Ma la vera vittoria della Juve arriva nel posticipo, con la sconfitta dell’Inter. Una sconfita che ridimensiona la banda Stramaccioni ma, a mio parere, non la taglia fuori. I nerazzurri non avevano vinto il titolo sabato scorso, non l’hanno perso oggi. Per di più contro un’Atalanta che ha già battuto Milan e Napoli e gioca davvero un bel calcio(avrebbe 20 punti) con degli interpreti (italiani) davvero interessanti: Cigarini, Peluso e Bonaventura su tutti. Bravo Colantuono. Si riaffaccia prepotentemente il Napoli sulla scena. Cavani segna il suo quinto gol in 4 giorni. Un mostro. Con Falcao, attualmente, il miglior numero 9 del mondo. Ma nonostante la vittoria rimango convinto che in estate sia stata sottovalutato un fattore: la partenza di Lavezzi. Lui era il giocatore che spaccava le partite e le difese. Lui era l’imprevedibilità. Questo Napoli è più concreto, più funzionale, ma meno imprevedibile. Ha comunque 9 punti in più dell’anno scorso e dirà la sua fino in fondo. Batte il Genoa che perde la quinta partita di fila (quattro con Del Neri). La Sampdoria è arrivata a sette. E domenica c’è il derby di Genova. Auguri. Credo che non sarebbe una buona idea affidare al derby il destino di uno dei due allenatori (la Samp è ancora scottata dall’esperienza di due anni fa quando cambiando tre allenatori finì in B, mentre Del Neri ha bisogno di tempo per far funzionare la squadra) però appare inevitabilmente così. Si preannunciano scintitlle. Copertina alla Fiorentina. Tre gol a San Siro, quarto posto e la palma della squadra che gioca il miglior calcio. Senza grandissimi nomi, ma con un grande collettivo (oggi mancava Jovetic). Il Milan affonda e rischia seriamente di disputare un campionato anonimo e senza ambizioni. La verità è che questa squadra può perdere con chiunque. Non mi sembra che Allegri possa dare ancora molto al Milan, ma forse questa è una mia impressione. In coda sempre più critica la situazione del Bologna che rischia seriamente di andare in B (come Bologna, battuttaccia) nonostante stia costruendo un ambizioso centro sportivo per far allevare giovani campioni. Un po’ il destino di questa Società che 30 anni fa retrocesse nonstante i 9 gol di un ragazzino di 17 anni che si rivelò uno dei più grandi talenti del calcio italiano: Roberto Mancini. In bocca a lupo.

Per quella romanticona di Adele: l’immagine calcistica più bella della settimana è quella di Rod Stewart, tifoso del Celtic Glasgow che, dopo la vittoria della sua squadra in Champions League contro il Barcellona, scoppia in lacrime. Davide che batte Golia ha sempre il suo fascino. E se anche la leggerezza ha il suo aspetto pesante, piange anche un cantate (cit.) Persino una Rock Star dura come lui. Emozioniamoci ancora.

A domani, su Controradio!

 

La verità, vi prego, sul pallone #4

30 Set

Qualcuno dica a Cassano di non rovinare tutto. No, stavolta no, non glielo perdonerebbe nessuno. Antonio sorride, gioca diverte e si diverte. Mette le dita nel naso di Nagatomo ma nel frattempo inventa assist e segna come non ha mai segnato. ‎”Volevo ringraziare i miei colleghi che mi mettono a proprio agio”, ha detto. L’italiano non è mai stato il suo forte, ma non è questo il punto. L’impatto di Cassano su questa Inter è stato devastante, ciò che preoccupa è la lunga gittata. Se rimane sul pezzo ne vedremo delle belle. Intanto l’Inter dimostra di esserci (no Sneijder, no problem?), si rimette in corsa e aspetta con ansia il derby di domenica.  Certo è che il Milan non può permettersi altri passi falsi e perdere significherebbe trovarsi già a più di dieci punti dalla Juventus. Una squadra roboante, siderale e… ho finito gli aggettivi. La partita di sabato contro la Roma è stata una mattanza. Poteva finire 15 a 1 e non ci sarebbe stato nulla da dire. Non solo non c’è stata la vendetta di Zeman, su cui molti puntavano, ma è arrivata una vera e propria umiliazione, senza mezzi termini. Buchi ovunque, autostrade spianate per gli avversari e soprattutto la totale evanescenza dei campioni. Il rischio è che le idee di Zeman oscurino giocatori come Totti e De Rossi. Sono loro la preoccupazione più grande, e il boemo lo sa. Se loro non ci credono, il progetto salta. Garantito. Di certo la Roma non è il Pescara sebbene i biancoazzurri, l’anno scorso avessero perso 3 partite nelle prime 6 giornate. Sappiamo tutti come è andata a finire. Da capire se a Roma avranno la stessa pazienza. Di pazienza ne hanno avuta molta a Napoli. Nel corso degli anni hanno costruito un progetto solido, concreto e adesso si ritrovano in testa alla classifica. Ora o mai più, secondo me il Napoli ha tutto per vincere questo scudetto, magari approfittando del fatto che la Juve ha la Champions. Per di più i partenopei possono contare su uno dei pochi veri grandi topp pleier (come ci piace questa parola) rimasti in Italia: Edinson Cavani. Il secondo numero 9 più forte del mondo, a mio parere, dopo Falcao. Provate a contraddirmi. A proposito di campioni: in Abruzzo gioca un certo Weiss, e non è una birra, cara Adele. Segnatevi questo nome. Farà parlare di se. Qualcuno aveva dato il Pescara per retrocesso dopo due giornate. Oggi ha 7 punti e avverte che non c’è nulla di scontato. Meno male che scripta manent: l’avevo detto. E se mi permettete vorrei spendere due parole per un altro fuoriclasse: Fabrizio Miccoli. Il Palermo cambia 3 allenatori all’anno ma poi è sempre il Romario del Salento a togliere le castagne dal fuoco. Da cineteca il terzo gol. Sicuramente il più bello della giornata, serio candidato a diventare il più bello del campionato. Fa bei gol anche Gilardino, finalmente tornato ai suoi livelli dopo i gossip, le foto di Corona e qualche annata disastrosa. Ci voleva Bologna e la maglia che fu di Baggio e Signori, altri due campioni rinati sotto le due torri. In fondo Gila ha solo 30 anni. Hai voglia a fare gol ancora. Chiudo questo post mentre apprendo che a Cagliari è saltata la panchina di Ficcadenti e che stasera non dormirà sonni tranquilli neanche Di Carlo, a Verona. Non male per essere solo alla sesta giornata. Poi parlano di progetti.