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La verità, vi prego, sul pallone #25

10 Mar

Ci voleva un gol nel recupero. Il gol che non ti aspetti, quello del giocatore che ancora non aveva messo la sua firma su questa campionato. Ma forse proprio per questo, la rete che sblocca e decide la difficile partita contro il Catania di Maran, assume un valore quasi inestimabile. Esistono partite chiave nel corso di un campionato, e quasi mai sono quelle contro le concorrenti dirette, o i derby. Esistono partite difficili da sbloccare, complicate, che magari non meriti neanche di vincere. Ma la differenza tra te e quelli che stanno dietro sta proprio lì: tu quelle partite le vinci, gli altri no. Magari con l’orgoglio, con un colpo di coda o qualche volta con un colpo di culo.

L’anno scorso questa stessa partita la Juventus la giocò a Cesena. Contro una squadra già retrocessa che però provò in tutti i modi a complicarle la vita. Decise Borriello, che fino a quel momento si era fatto notare solo per i baffi. L’eroe di giornata è invece Giaccherini: esterno basso (nel senso che è alto un metro e sessanta), tanta corsa e parecchio sacrificio. A San Siro (sponda Inter) lo prenderebbero in giro. Nella macchina perfetta di Conte è uno dei tanti giocatori importanti del progetto. E si è visto. L’esultanza della panchina, dei giocatori, dello stadio, fa capire chiaro e tondo il valore di questa rete.

E d’altronde si era capito già al minuto 60 quando lo Juventus Stadium ha accolto con un boato il gol del Chievo contro il Napoli. A proposito: la verità è che tutta l’Italia non juventina sperava che la banda di Mazzarri tenesse vivo questo campionato, almeno un po’ più a lungo. E invece il Napoli si è spento e adesso forse dovrebbe guardarsi alle spalle, visto che il Milan visto venerdì a Genova corre (ancora un gol di Balotelli) e non ha nessuna intenzione di fermarsi. La mia umile esperienza mi dice che difficilmente i campionati si decidono prima di Pasqua. Ma con tutta la buona volontà non vedo come la Juventus possa complicarsi la vita e soprattutto non vedo chi possa impensierirla. Mettiamola così: do più speranza al Milan che al Napoli, nonostante i due punti in più dei partenopei. Il Milan può contare su uno scontro diretto a Torino. Non ho detto che può pensare allo scudetto, ma lasciatemi alimentare una fiammella per questo campionato. Senza dimenticare che io ero tra quelli che aveva recitato il deprofundis della squadra di Allegri. Erano i primi di ottobre e il Milan pensava quasi di dover lottare per salvarsi.

E invece martedì andrà a Barcellona a giocarsi i quarti di finale di Champions con due gol di vantaggio, da favorito. Con le antenne dritte e la consapevolezza che sarà una battaglia durissima e soprattutto lunghissima. Ma un gol si può fare e allora sì che per i padroni di casa sarà durissima farne quattro. Il Nou Camp sarà una bolgia, Busquets proverà come suo solito a fingere qualche fucilata nel petto e ad un certo punto potrebbero azionarsi casualmente gli idranti. Ma, a parte questo, sarà una partita di calcio, e si giocherà in 11 contro 11. Qualcuno in Catalogna ha già pronunciato la parola remontada, e di solito quest’ultima non porta particolarmente bene al Barcellona. Chiedere informazioni a Mourinho.

Complimenti alla Fiorentina che espugna l’Olimpico battendo una Lazio stanca per le fatiche di coppa e fa capire che per la Champions può dire ancora la sua. Una vittoria importantissima, quella ottenuta in trasferta dalla squadra di Montella, con i gol della solita premiata coppia balcanica Jovetic – Ljiajc (e domani chiederemo ad Adele Meccariello di pronunciare correttamente i loro nomi). Se la scusa dell’Europa League vale per la Lazio, che se non altro ha onorato l’impegno europeo battendo a domicilio lo Stoccarda, non si può dire la stessa cosa per l’Inter. Dopo la debàcle di Londra contro il Tottenham (partita finita 3 a 0 ma che poteva finire anche con sette gol di scarto) un’altra prova sconcertante. Hai voglia a dire che l’Europa toglie energie quando poi giochi con Gargano, Schelotto e Pereira in mezzo al campo. Forse (tornando al discorso di prima) nella Juventus potrebbero integrarsi bene con un gruppo efficiente. O magari sono semplicemente inadeguati a questo tipo di palcoscenico. E se è vero che a San Siro il pallone scotta, è altrettanto vero che diventa rovente se i piedi sono a forma di ferro da stiro.

Se questo è il progetto, proviamo senza.

Un saluto e una cartolina ad Osvaldo e alle sue crisi di identità, al Cagliari, al suo stadio abusivo dal nome fighissimo e all’ottimo Guerrero che segna una tripletta e stende la Sampdoria. Al Pescara che cambia il terzo allenatore ma continua a perdere (tutto sbagliato, dalla campagna acquisti alla gestione del gruppo) e al Palermo che perdendo in casa contro il Siena saluta, forse definitivamente, la serie A. Fa specie che per fare questo popò di campionato Zamparini ha dovuto stipendiare tre allenatori e due (bravissimi) dirigenti: Lo Monaco e Perinetti. Sono sicuro che se avesse permesso almeno ad uno dei due di lavorare in autonomia, adesso staremmo parlando di altro. Ma sarebbe stato chiedergli troppo. E chissà se il vulcanico presidente adesso resterà anche in B o deciderà di comprarsi un altro giocattolo, magari lontano dalla bella Sicilia.

Giaccherini_1

La verità, vi prego, sul pallone #24

4 Mar

Antonio Conte ci avrebbe messo la firma. Rimanere a 6 punti di vantaggio, dopo lo scontro diretto, quello che qualche settimana fa (nei sogni dei napoletani) doveva valere l’aggancio, è tanta roba. E chi conosce il calcio sa che superare indenni febbraio è il miglior viatico per lo scudetto. Adesso la strada è in discesa e la stessa partita di venerdì (ora però ridateci la domenica!) ha detto che i bianconeri possono gestire il vantaggio con grande consapevolezza nei propri mezzi. Nonostante la Champions. Resta semmai la domanda opposta: quando il Napoli riuscirà a spiccare definitivamente il volo. Sembra che a Mazzarri manchi sempre qualcosa. In questo momento quel qualcosa è Cavani che non segna neanche per sbaglio.

Si riprenderà. Nel frattempo a fare gol ci pensa Inler. Ennesimo tiro imparabile (anche se stavolta deviato) da distanza siderale. Quando lo svizzero calcia fa davvero male. Almeno quanto un gomito di Cavani sul naso di Chiellini, o viceversa una nasata di Chiellini sul gomito di Cavani. Non entro nel merito, ma mi piace sottolineare la sportività dei due che a fine partita si scambiano la maglia. In campo si danno e si prendono, l’importante è che tutto finisca lì. Per questo dico bravo a Chiellini, giocatore che non mi è mai stato troppo simpatico. Ha impreziosito la sua partita con un gol che forse varrà lo scudetto e ha reagito ad un torto subito senza perdere la testa, chiudendo il caso al novantesimo. Gladiatore. Applausi meritati.

Gli stessi che merita il Milan. Alzi la mano chi avrebbe creduto a questa straordinaria rimonta qualche mese fa. Oggi il Milan è la squadra più in forma del 2013, uno di quelle che in Europa ha fatta più punti. Non è Balotelli dipendente, anzi c’è da dire che l’arrivo di Mario ha fatto bene a tutta la squadra che contro Barcellona e Lazio ha sciorinato (volevo dirlo, è stato più forte di me) prestazioni maestose. Certo la Lazio può recriminare. Rimanere in 10 dopo venti minuti, con una formazione già rimaneggiata e contro il Milan di questi tempi, non è il massimo della vita. Ne ha approfittato Pazzini per segnare due gol proprio nel giorno in cui Cassano litiga con Stramaccioni e viene messo fuori rosa. Se non è perfidia questa. Credo si stia avverando il pronostico di quel grande intenditore di calcio che è Mario Sconcerti, il quale aveva detto che nel breve ci avrebbe guadagnato l’Inter (il barese è uno che ama iniziare con grandi motivazioni) ma alla lunga il Milan si sarebbe giovata di più della continuità di Pazzini. Così è, se vi pare. Tra qualche settimana il Milan andrà a far visita alla Juventus. Cosa accadrebbe se vincesse anche a Torino? Sarebbe folle pensare a qualcosa di meglio di un terzo posto?

La Lazio sembra aver mollato. Il motivo ha un nome: Klose. Senza l’attaccante tedesco questa squadra è da quinto – sesto posto. E Saha sembra sulla stessa strada di Anelka e Carew, al quale dedicheremo un capitolo a parte. Il viale del tramonto. Mettiamoci anche che in questo momento la finale di Coppa Italia e gli Ottavi di Europa League stuzzicano maggiormente l’appetito dei laziali. In effetti quella di Pektovic mi sembra un’ottima squadra da scontro diretto o da partita secca. In 11 contro 11 può giocarsela con chiunque. Con talento, solidità, carattere e tattica. Lo farà. Magari a discapito di un piazzamento Champions che al momento sembra più distante di ciò che dice la classifica (appena un punto in meno del Milan).

Poteva essere la grande serata del Catania, ma alla squadra di Maran è venuto il classico braccio del tennista. In vantaggio di 2 a 0 sull’Inter e con il passaporto già a portata di mano, ha accusato la classica crisi di vertigini. Permettendo così all’Inter orfana di Cassano e con Palacio in panchina, di rimontare e ottenere una vittoria fondamentale. Giova ricordare, siccome non sono così giovane come sembra, che un decennio fa, Gigi Simoni fu esonerato dopo una partita praticamente identica a questa. Non voglio dire che Stramaccioni non meriti fiducia, ma di certo questa vittoria deve essere presa con le dovute cautele. Più che altro è sembrato il colpo di coda del gruppo storico, lo dimostra l’abbraccio tra Stankovic (bentornato!), Zanetti e Cambiasso. E mettiamoci Palacio che è davvero il valore aggiunto di questa squadra. Fossi in Moratti andrei comunque fino in fondo con Strama, le sue certezze e le sue insicurezze. Se un qualche genio c’è in questo allenatore, è bene aspettare almeno fino a fine stagione.

Quello che non si può sopportare è che arrivino alla Pinetina giocatori in prova. Soprattutto se sono ex giocatori come Carew. Non ho nulla contro il norvegese (che già non mi piaceva quando giocava) ma pensare di tesserare uno che nell’ultimo anno ha fatto l’attore non è una mossa da grande squadra. Arrivato a Milano in condizioni indecenti, Carew è stato rimandato a casa dopo appena 3 giorni. Non era meglio valutare prima e scegliere un altro svincolato? Non basta Rocchi? E perchè quest’ultimo è stato preso? Troppi interrogativi inevasi.

Meritano una citazione Sampdoria e Bologna. I doriani continuano con il loro straordinario girone di ritorno. A questo punto sognare l’Europa non è vietato per Delio Rossi e company. Il Bologna vince la seconda partita in casa in cinque giorni e mette in luce un Diamanti straordinario. A 30 anni le strade sono due. O il ragazzo fa una scelta di vita e resta rossoblu oppure la Società deve venderlo subito per fare cassa. Prendersi un anno sarebbe deleterio. In ogni caso mi piace accumunare queste due squadre perchè fanno parte di un progetto al quale sono molto legato: quello di Etwoo. Da quando hanno aderito all’iniziativa dell’asta del match praticamente hanno vinto sempre. La beneficienza porta fortuna.

Complimenti a Totti e al suo 225esimo gol. Penso ad una generazione di tifosi che non ha mai visto la Roma senza lui e un po’ mi commuovo. Nel 3 a 1 contro l’ottimo Genoa di Ballardini è il capitano ad aprire le danze e il baby Romagnoli a chiudere. Un ragazzo del ’95 che non era ancora nato quando il giovane Pupone esordiva in serie A. Correva l’anno 1993. Io me lo ricordo. In momenti come questi realizzo che il calcio è davvero la più seria delle cose meno serie. E mi vanto di esserne appassionato.

CALCIO: SERIE A; NAPOLI-JUVE

La verità, vi prego, sul pallone #21

11 Feb

Poche vittorie in questa giornata, ergo chi ha vinto ha fatto un bel balzo in avanti. La Juventus per esempio. La partita non era affatto scontata, alla vigilia di un impegno importante. Va da sè che la Juve avesse tutto da perdere e invece i bianconeri hanno chiuso la pratica Fiorentina con sorprendente semplicità. Dopo turnover vari Conte sembra aver trovato la coppia d’attacco ideale. Se Vucinic è estro, Matri è (divenuto) concretezza. Per di più in un momento di grazia, visto che segna anche senza scarpa. Se ci mettiamo che Pirlo sbaglia un passaggio ogni 70 e Barzagli, da quando è tornato in Italia, avrà commesso in tutto 3 errori, ecco a voi la capolista.

La pratica Champions League è molto più che alla portata. Il Celtic non sembra un ostacolo insormontabile per questa Juventus formato Europa. Un po’ per il valore tecnico, molto perchè l’assenza forzata dei rivali storici dei Rangers ha ridotto il campionato scozzesse a qualcosa di più di un allenamento. Non è di certo l’Inverness seconda in classifica, famosa più per il mostro di Loch Ness che per la storia calcistica, a poter misurare settimanalmente la forza dei cattolici di Glasgow.

Il Napoli pareggia una partita difficile. Sotto di un gol (un gran gol del sempre più importante Floccari) e in difficoltà di gioco riesce a restare aggrappato alla partita grazie anche ad una discreta dose di fortuna e alla fine pareggia con una prodezza di Campagnaro. Certo, il punto lo fa scivolare a meno 5 dalla capolista ma un pareggio in casa della Lazio ci può stare eccome. Non inganni la classifica e la forza della Juventus. Il campionato è aperto e lo sarà almeno fino a venerdì 1 marzo, data in cui si giocherà lo scontro diretto, al San Paolo. E su un campo difficile come quello dell’Olimpico la Juventus dovrà andarci due volte, quindi ci andrei piano con le sentenze definitive.

Certo è che sulla sponda giallorossa non se la passano proprio bene. Se il buongiorno si vede dal mattino, quello del nuovo tecnico Andreazzoli si preannuncia travagliato. Chi pensava che sarebbe bastato togliere dalla naftalina Stekelenburg e De Rossi, stare più attenti alla fase difensiva e cambiare gli orari degli allenamenti dovrà ricredersi. Ma è presto per giudicare un lavoro appena iniziato. Quello che preoccupa è semmai la tracotanza con la quale Osvaldo toglie dalle mani, anzi ai piedi, di Totti un calcio di rigore per passarlo al portiere avversario. Non si era detto che c’era bisogno di regole? Da quando gli interessi personali “Per me è stata una settimana difficile” – dirà l’italoargentino a fine partita – vengono prima di quelli della squadra? C’è tempo per rimediare ma urgono subito chiarimenti. Brava la Sampdoria, in ogni caso. Delio Rossi è stato talmente bravo a rilanciare i blucerchiati che, nonostante la recidività, sorvolerei sul gestaccio a Burdisso. Se il giudice sportivo non sorvolasse sarebbe però cosa buona e giusta. Il gesto è volgare e merita una sanzione in termini di giornate di squalifica, non una lezione sul galateo.

Benino l’Inter. Siamo lontani dal bene bene del girone d’andata nel quale Stramaccioni si atteggiava a Yuppie. Ma il ritorno di Milito coincide (gurda il caso) con un gol e con una vittoria. La discreta prestazione dei nerazzurri assume un valore fondamentale in una giornata dove, come si diceva, tra le prime vincono solo in due e una di queste è L’Inter. Che rimette la freccia sul Milan e lo sorpassa. Sarebbe un gran bel duello questo per il quarto posto se solo il quarto posto valesse qualcosa. Ma in fondo la Lazio è lì ad una lunghezza e allora sì che ci si gioca una stagione. Il mezzo passo falso del Milan è fisiologico. Dopo la rimonta ci sta rifiatare. Certo è che quando Berlusconi fa una battuta (?) sul suo allenatore dicendo che El non capiss un cass non fa il bene della squadra. Che poi non ho inteso perchè l’abbia detto in dialetto veneto e perchè l’uso di quest’ultimo dialetto avrebbe dovuto trasformare la constatazione in battuta. A pareggiare ci pensa, tanto per cambiare, Balotelli. Procurandosi e trasformando un calcio di rigore. Infallibile.

Mi piace il Siena di Iachini. Forse non riuscirà a salvarsi (è ancora ultimo) ma intanto siamo al quarto risultato utile consecutivo e sono sicuro che il mister venderà cara la pelle fino alla fine. Come farà il Pescara. E come dovrebbe iniziare a fare il Palermo di Malesani che ha accettato una sfida difficile ma non impossibile. La squadra c’è e a memoria credo che l’impresa di Bologna (senza una società e con Di Vaio a pagare gli stipendi ai compagni) sia stata più complicata.

Mi sia consentito un salto in Sud Africa dove si è giocata la finale della Coppa continentale. La Nigeria ha battuto la Burkina Faso e si è aggiudicata il trofeo dopo 19 anni. Non un’eternità ma se pensiamo che questo ventennio ha visto la Nigeria come la massima espressione del calcio africano e che il titolo è arrivato proprio nell’anno in cui questa nazionale ripartiva quasi da zero, ecco spiegata la magia del calcio. Un calcio primordiale, passionale, quasi religioso, quello africano. Giocatori che piangono, giocatori che pregano, tifosi che ballano. Una nazionale come la Burkina Faso che rappresenta una delle economie più disastrate del mondo, che arriva in finale. In fondo è il bello di questo sport. E poco importa che mai si sia avverata la profezia di chi, dopo l’exploit del Camerun a Italia ’90, disse che nel giro di 10 anni il calcio africano avrebbe dominato in tutte le competizioni. Ne sono passati quasi 25 di anni e nel frattempo ci hanno provato la Nigeria, il Ghana, il Senegal e la Costa d’Avorio. Ma nessuna di queste nazionali è riuscita a mantenera la promessa. Chissà perché.

Nigeria campione

La verità, vi prego, sul pallone #20

3 Feb

Futili considerazioni politiche a parte il ritorno di Balotelli nel campionato italiano è sicuramente la notizia della settimana. Super Mario atterra a San Siro con tanto di Balo Sky Cam pronta a seguirlo in ogni zona del campo. Il suo impatto è devastante, e non solo per i due gol. Striscioni, creste, Berlusconi sorridente in tribuna e l’intesa con El Sharaawi e Niang, compagni di capigliatura. Se Pellegatti l’ha già ribattezzato Django, i dirigenti dell’Inter si stanno mordendo i gomiti. Certo, Mario è quello che nella serata più bella della storia neroazzurra recente ebbe l’ardire di gettare la maglia a terra facendo imbestialire l’intero stadio e i senatori della squadra, Zanetti e Cambiasso su tutti. Cederlo (a quella cifra) non fu un cattivo affare, dal punto di vista economico.

Ma quando vendi, a soli 20 anni, uno dei più grandi talenti del calcio italiano, devi mettere in conto che questi, un giorno neanche troppo lontano, possa tornare, segnare ed esultare (la notizia vera è questa). Nulla a che vedere con Ronaldo e Ibrahimovic. La storia di Balotelli ricorda molto di più quella di Christian Vieri, ceduto giovanissimo dalla Juventus all’Atletico Madrid e poi riacquistato dalla Lazio qualche anno dopo. Più forte, più maturo, più cattivo. Se l’attacco del Milan crea, la difesa disfa. Ma nonostante ciò, non sfugge ai rossoneri l’impresa dell’aggancio alla derelitta Inter che solo 3 mesi fa aveva 13 punti in più.

Dilapidati punti, dilapidate le certezze. A Siena la squadra si scioglie nonostante i nuovi rinforzi (?) e per la prima volta la posizione di Stramaccioni sembra a rischio. Non credo se ne parlerà prima della fine della stagione, ma l’effetto entusiasmo sembra svanito e gli schemi non si sono mai visti se non nel secondo tempo di Torino contro la Juventus. Che ricomincia a correre proprio nel giorno in cui Antonio Conte torna a respirare l’aria degli Sky Box. Matri e Liechtsteiner chiudono una pratica tutt’altro che agevole, e rispondono al Napoli che sabato sera aveva agganciato la vetta. Adesso sembra evidente che le squadre che si contenderanno il titolo sono solo due. La Lazio perde la seconda partita di fila e saluta la compagnia. Curioso che la flessione della squadra di Pektovic sia avvenuta proprio dopo la conquista della finale di Coppa Italia. A Genova la beffa arriva a tempo scaduto. Per la cronaca, il nuovo allenatore del Genoa Ballardini ha fatto, in due partite, meglio dei suoi predecessori nel resto del campionato. Non era difficile ma complimenti.

Fa notizia la sconfitta della Roma in casa contro il Cagliari. Sconfitta che costa la panchina a Zeman. A mio parere il boemo ci ha messo molto del suo. A parte il caso De Rossi, il balletto dei portieri ha finito per rivelarsi controproducente e non è un caso che proprio un errore di Goicoechea abbia dato il la alla vittoria dei sardi. Viene da chiedersi però cosa ci si aspettasse davvero da Zeman e perché continuino a pagare gli allenatori e non i dirigenti che da due anni li scelgono (sbagliati) parlando di progetti che non esistono. Viene da pensare, comunque, che difficilmente a Zeman ricapiterà un’altra occasione come questa. La mia idea è che presto Zdenek tornerà ad allenare e far divertire, ma mai più in una grande. Inutile accanirsi contro il destino avverso, i fatti dicono che il boemo si trova meglio con ragazzi affamati che con checche isteriche e viziate. E non è detto che questo sia un demerito. Ci sono i grandi gestori, i grandi allenatori, i grandi motivatori e i maestri di calcio. Zeman, a mio modesto parere, ha solo quest’ultima (romanticissima e forse anacronistica) caratteristica.

Fonti autorevoli mi dicono che anche Gasperini, a Palermo, è giunto ai saluti. Probabile l’arrivo di Pasquale Marino. Doveroso un salto fuori dai confini della serie A. In Coppa d’Africa fanno notizia le lacrime di Drogba per l’eliminazione della sua Costa d’Avorio. Il suo pianto la dice lunga: Didier ha vinto tutto quello che poteva vincere, ma non la Coppa che più di ogni altra avrebbe voluto. E forse questa era davvero l’ultima occasione. Ma oggi la palla è anche ovale. Nel pomeriggio l’Italia ha sconfitto la Francia nel 6 nazioni. Già di per se battere i francesi è una soddisfazione persino a tressette o a bocce. Farlo nel rugby, dove erano strafavoriti, ci avvicina ulteriormente a questo bellissimo sport. Mentre scrivo sta per iniziare il Superbowl. Nonostante la palla ovale, un’altro gioco rispetto al rugby. In grado di fermare però, per una notte, un continente intero, vendere spot da 3 milioni di euro e far esibire Beyoncè. Baltimore Ravens e San Francisco 49ers si giocheranno l’ambitissimo titolo. Ad allenarli due fratelli: John e Jim Harbaugh. Quanto è piccolo il mondo, anche quando il pallone non è rotondo.

Mario Balotelli Milan

La verità, vi prego, sul pallone #19

28 Gen

A Napoli non stanno più nella pelle. Il che è molto pericoloso, conoscendo l’ambiente. Mazzarri dovrà lavorare da pompiere da una parte, cercando di non far divampare troppo l’entusiasmo dei tifosi e della città, e da incendiario dall’altra, cercando di approfittare della crisi nervosa che ha colpito (non per la prima volta) Conte e Marotta dopo la partita contro il Genoa. Le polemiche non ci interessano, i veleni meno che mai. Come diceva Vujadin Boskov rigore è quando arbitro fischia. E l’arbitro di Torino non fischia nè in un area, nè nell’altra. Piuttosto mi soffermerei sul fatto che la Juventus produce molto e segna poco. Le punte sono tante e i giocatori che risolvono le partite sono pochi. Anche Vucinic sembra appannato. E stavolta Conte subisce anche il gol dell’ex da Borriello, che non esulta nonostante i fischi (ingenerosi) che i suoi vecchi tifosi gli riservano. Da domani si aggregerà al gruppo il nuovo acquisto Anelka. Dieci anni fa se lo contendeva mezza Europa. Il carattere gli ha giocato brutti scherzi, come quando disse che non avrebbe mai cantato la marsigliese e che nella nazionale francese la colpa veniva scaricata sempre sui neri e mai sui bianchi alla Gourcouff. Ma questo è il passato. Oggi gente come Carlo Ancelotti parla di un grande professionista. Bisognerà valutare la forma di un giocatore che viene dal campionato cinese, non il più competitivo del mondo, ed ha 34 anni, non più 24 come quando aveva un caratteraccio.

Il Napoli si diceva. La vittoria degli azzurri è fondamentale perchè arriva dopo un passo falso (stavolta intero, non mezzo) della Juventus e in un turno che sulla carta sfavoriva la squadra di Mazzarri. Che ha avuto anche la forza di tornare in vantaggio dopo essere stata raggiunta e per di più sul campo dell’unica squadra imbattutta in casa. Confermo le mie impressioni sul Parma ma credo che, al netto della bellissima prestazione di Cavani e compagni, non sia un caso che la prima sconfitta arrivi dopo la cessione di Zaccardo, un giocatore troppo sottovalutato e per molti famoso solo per aver segnato un autogol al Mondiale del 2006. Il Milan, a parer mio, ha fatto un ottimo affare a comprarlo. Donadoni si riorganizzerà, ne sono sicuro. Ora che il Napoli è a meno 3 il più grande errore sarebbe quello di nascondersi. Anche perchè, in questo campionato livellato verso il basso due campioni come Hamsik e Cavani non li ha nessuno.

Lo scontro diretto si gioca al San Paolo tra qualche settimana. La Juve andrà anche a San Siro, all’Olimpico (due volte) e dovrà fronteggiare un febbraio tremendo, con il ritorno della Champions. La Lazio si è suicidata. Prima o poi la striscia positiva doveva interrompersi, succede quando sei in rimonta, certo è che la sconfitta contro il Chievo brucia e adesso si diventa meno credibili a parlare di scudetto. Certo che la Lazio senza Klose è una mezza squadra, e non solo perchè non segna. Nelle ultime 10 giornate è il Milan la squadra che ha fatto meglio. Ad Allegri i miei complimenti. Ha saputo resistere, raddrizzare una squadra allo sbando facendo scelte coraggiose come il sacrificio di Pato e Robinho, ha lanciato dei giovani (Niang su tutti), ha richiesto giocatori utili come Zaccardo e si è rimessa in scia. Non vincerà lo scudetto e forse uscirà agli ottavi di Champions (il Barcellona è troppo forte) ma può arrivare terza e questo sì sarebbe un miracolo da parte di Allegri.

Delude ancora l’Inter. Con un centrocampo senza fantasia e con uno schema solo: aspettare la fiammata di Guarin. Cassano accende la luce a sprazzi e per il resto lo spettacolo lo da il Bari, pardon il Torino, con un Meggiorni strepitoso. La sua cresta è più discreta di quella di El Sharaawi ma il ragazzo farebbe la fortuna di molte squadre con i suoi movimenti. Ventura lo sa bene. La Roma e la Fiorentina fanno a gara a chi perde più occasioni. I viola non possono pensare di arrivare in Champions League senza un centravanti, ma soprattutto senza un portiere. Ma siamo sicuri che Neto sia più affidabile di Viviano? Intanto complimenti al Catania, che arriva a 35 punti e si conferma un laboratorio interessantissimo di squadra europea, non solo italiana. Una squadra che cambia allenatori, giocatori, addirittura DS (pochi si sono accorti che Lo Monaco è andato via) ma mantiene un’identità fortissima. Il merito è di Pulvirenti e di alcuni dirigenti che lavorano nell’ombra per portare in Sicilia giocatori come Gomez e Castro e rigenerare vecchi marpioni come Legrottaglie. A loro la mia copertina. Meritata.

Stupisce ancora Icardi. Il giovanissimo attaccante della Sampdoria segna 4 gol ed entro un paio di settimane deciderà se giocare nella nazionale argentina o in quella italiana. Una cosa è certa: ci troviamo di fronte ad un talento vero, purissimo. Pare sia anche un ragazzo con la testa sulle spalle, nonostante i 19 anni. E difficilmente resterà a Genova un altro anno. Chiudiamo con una parentesi sul calcio internazionale. Ogni domenica un dirigente del Galatasary si sveglia e compra un top player. Oggi è il turno di Drogba. Lo voleva la Juve, lo voleva il Milan, e alla fine è andato in Turchia. A Istanbul sognano in grande. Credo sia lo specchio di una nuova economia. Chi l’avrebbe mai detto.

L'esultanza di Legrottaglie

L’esultanza di Legrottaglie

La verità, vi prego, sul pallone #15

17 Dic

La notizia è che la Juventus è campione di inverno. E questo titolo è molto meno simbolico di quello che sembra. Nel 90% dei casi, la statistica dice che chi conquista questo traguardo (a dicembre) a maggio è campione d’Italia. Non vedo come il campionato 2012-2013 possa sfuggire a questa regola. Non tanto per lo strapotere bianconero. Anche oggi la Juventus ha trasformato una partita insidiosa (l’Atalanta aveva battuto il Napoli e l’Inter) in una passeggiata. E questo riesce solo alle grandi squadre. Quelle che nell’arco di un girone dimostrano una continuità spaventosa. E dopo un passo falso vincono tre partite consecutive. Rispetto all’anno scorso la Juventus ha perso due partite (contro zero) ma in compenso ha pareggiato molto meno e adesso si trova a gestire un vantaggio importantissimo su inseguitrici che non ci sono. Infatti è questa, più dei gol di Vucinic, Pirlo (che punizione la sua) e Marchisio (sempre più decisivo) la vera notizia.

Dietro la Juventus c’è il vuoto. Napoli, Inter e Lazio, rispettivamente distanti 8 e 9 punti alternano domeniche di gloria a scivoloni improvvisi, dandosi il cambio al secondo posto e favorendo la fuga di chi sta davanti. Oggi è toccato al Napoli, alla seconda sconfitta consecutiva. Ma se perdere a San Siro contro l’Inter ci sta, non si può dire la stessa cosa dopo la sconfitta in casa contro il Bologna. Anche se quello del San Paolo è stato un ottimo Bologna, ben messo in campo da Pioli e con un grande Portanova. Si è parlato poco di lui in questi mesi, eppure ha avuto la stessa squalifica di Conte.

Certo che se si considera fuori dai giochi la seconda, non vedo chi possa dare filo da torcere alla capolista. Forse non l’Inter. Anche la squadra si Stramaccioni alterna prestazioni convincenti ad altre abuliche. Non è il caso della partita dell’Olimpico ma gli almanacchi raccontano un’altra sconfitta. All’inizio dell’anno soffriva in casa e dominava in trasferta. Adesso accade l’esatto contrario e con quella di Roma le sconfitte di fila, fuori casa, sono quattro. Inizia a sentirsi l’assenza di chi potrebbe illuminare il gioco, a volte prevedibile, dei nerazzurri. Moratti e Branca devono decidere cosa fare. O Sneijider rientra (magari senza twitter), oppure si vende e si sostituisce. Bene la Lazio, ma i punti dicono che anche i biancocelesti sono una squadra altalenante. Più solida di Napoli e Inter ma comunque poco costante. La vittoria di sabato è figlia di una prestazione tenace e di un Klose maestoso. Se la Lazio dovesse arrivare sopra il Napoli e l’Inter non mi sorprenderei.

Di più non scommetterei. Il resto della giornata racconta un’altra bella vittoria del Milan. Allegri sta bene, la squadra anche. I rossoneri mi ricordano molto l’Inter dello scorso anno che scalò diverse posizioni prima di arenarnsi per lo sforzo di quella rimonta. Ovviamente i milanisti sono liberi di toccare ferro. E comunqe questo Milan ha dei giovani interessantissimi e una prospettiva rosea. Tutto sta ad aver pazienza e non illudersi che sia questo l’anno della rivincita. La Roma inciampa sul più bello. Un po’ su dei rigori reclamati (e chi li ha visti?), un pò sulla nebbia e alla fine torna da Verona con le classiche pive nel sacco. Torna alla vittoria la Fiorentina con un Toni che sembra davvero tornato quello dei tempi belli e un Pizzaro che segna e dedica il gol alla sorella scomparsa da poco. A parte i facili romanticismi credo sia lui il segreto del bel giocattolo di Montella. Un giocatore che sa dettare i tempi come pochi e che, a mio parere, non è mai stato valorizzato quanto avrebbe meritato. La sconfitta del Siena costa la panchina a Cosmi. Un allenatore che io stimo tantissimo. In bocca a lupo.

Momento difficile per molti portieri. Avevamo parlato di Viviano che infatti nel derby contro il Siena si è accomodato in panchina. A Roma Zeman ha ormai scelto Goicoechea al posto del vice campione del mondo Stekelenburg. La società non è felicissima, ma si adegua. Pare che l’uruguaiano sappia comandare meglio la difesa e a Zeman non interessa quanto guadagnano i suoi giocatori (altrimenti De Rossi sarebbe titolare sempre). Non se la passa bene neanche Gillet a Torino. Fonti certe mi riferiscono che la società è a caccia di un sostituto. A questo punto l’ex portiere del Bari potrebbe tornare in Belgio, o chissà. Mi affaccio un attimo in serie B per segnalrvi che a Cesena segna l’ottavo gol consecutivo un certo Davide Succi. Uno degli attaccanti italiani più prolifici, quando giocano. Se non l’avessero penalizzato svariati infortuni avrebbe fatto tutt’altra carriera. Ieri mattina si è giocata anche la finale di Coppa del mondo per Club. Il Chealsea di Benitez ha perso contro i brasiliani del Chorintians, squadra di Paulinho. Il titolo torna in Sudamerica dopo 6 anni. E Materazzi si toglie un bel sassolino dalla scarpa. Il suo tweet dopo la gara parla più di mille parole. Fortuna che a Materazzi Twitter non possono toglierlo.

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La verità, vi prego, sul pallone #14

10 Dic

La notizia è che nella domenica in cui le grandi vincono tutte tranne una, il Napoli, quella che sta davanti, la Juve, aumenta il suo distacco dalla sua più immediata inseguitrice. Nella sfida tra seconde, o presunte tali, vince l’Inter. Il Napoli arriva a questa partita in maniera piuttosto indolente. E non è la prima volta. Ne avevamo parlato dopo la sconfitta di Torino e dopo il pareggio interno contro il Milan. Nel momento decisivo la squadra di Mazzarri si perde. Peccato. L’Inter a questo punto non può nascondersi. Ha battuto le prime due del campionato, ha trovato un Guarin formato grande squadra (a me piace molto anche quando tutti dicono che è lui la causa delle sconfitte) e soprattutto ha ritrovato Cassano. Con Fantantonio l’Inter è un’altra squadra. Che piaccia o no sono sue le invenzioni che spaccano la partita, che la mettono sul binario preferito di Stramaccioni. Dopo basta mettersi in ordine là dietro, con una buona difesa e tre mediani a coprirli. Certo si soffre, e l’Inter ha sofferto, ma alla fine sono tre punti che pesano tantissimo. In una domenica in cui, come già detto, rimettono il naso fuori tutte le grandi squadre. Il Milan prima di tutto. Non fosse stato per quell’inizio disastroso adesso staremmo parlando di altro. Allegri sembra aver rimesso a posto le cose. Capigliature (inguardabili) a parte il Milan è tornato ad essere una squadra di tutto rispetto. Bravo l’allenatore a non scomporsi, o peggio ancora deprimersi, e a tornare al vecchio modulo con un Nocerino troppo prezioso per essere accantonato come un De Rossi qualunque (mi sia concessa la battuta). Gongola Silvio Berlusconi che ormai è tornato alle vecchie abitudini. La discesa in campo, via elicottero, a Milanello, il venerdì pomeriggio è qualcosa di più di un gesto simbolico di un buon padre (o nonno) di famiglia. Questo Milan giovane, che taglia ingaggi pesanti, che predica l’austerity annunciando che Balotelli non è un acquisto sostenibile sarà, sono pronto a scommettere, lo spot elettorale del 2013. Ben diverso da quello di quasi 20 anni fa, quando per conquistare gli italiani la metafora sportiva preferita era quella del magnate che spende e spande acqustando campioni da ogni parte del mondo. I tempi cambiano. Ma i campioni restanto. Ne è la prova Totti, immenso nella bellissima partita tra Roma e Fiorentina, un piacevole spot per il calcio italiano. Un giocatore in formato Mondiale. Semplicemente superbo, illuminante, decisivo. La Roma sembra aver trovato la quadratura del cerchio. Si parla molto dell’assenza di De Rossi e poco di Bradley. Anzi, non ne parla nessuno. Ma l’americano, negli schemi di Zeman, si è ritagliato un ruolo prezioso ed è lui, a mio parere a dare equlibrio (e quindi svolgere un ruolo delicatissimo) ad una squadra che tende a farsi prendere dal piacere leggittimo della giocata. La copertina quindi è sua. Ancche se nella vittoria della Roma ha un peso decisivo anche Viviano, portiere della Fiorentina. Tifosissimo della squadra in cui gioca, tanto da chiamare sua figlia Viola, rischia di trasformare il suo sogno in un incubo. A Firenze tifosi e stampa non sono leggeri con lui. Sabato mette lo zampino sul primo e sul terzo gol. E adesso gli errori iniziano ad essere troppi anche per un tifoso. Nemo profeta in patria. A Palermo torna in scena Antonio Conte. Scatenato come suo solito, danza e accompagna la squadra che si mangia l’impossibile rischiando di tornare dalla Sicila con un solo punto fino a quando, puntuale ma mai scontata, arriva la rete decisiva. La firma Liechsteiner, e non è un caso. Quando gli attaccanti sbagliano tutto alla Juve ci pensa spesso un esterno a timbrare il cartellino. Bentornato al Mister, comunque. Durante questi mesi in ghiacciaia ci ha fatto davvero tenerezza. La sua forza è stata quella di non far pesare minimamente la sua assenza. La classifica di serie A e la vittoria del girone in Champions League, in un gruppo tutt’altro che agevole, parlano chiaro. Al di là delle grandi segnalo una nuova sconfitta del Genoa (Del Neri al capolinea?), un altro gol di Paloschi e una nuova vittoria del Chievo in trasferta. Corini ha rivitalizzato una squadra che sembrava spenta, demotivata. E invece sarà ancora una volta un avversario molto ostico che probabilmente anche stavolta si salverà. Chiudiamo con una finestra sul calcio inglese. Oggi si è giocato il derby di Manchester. Spettacolare, con lo United in vantaggio per 2 a 0, poi ripreso dal City a 4 minuti dalla fine. Ci pensa Van Persie, al novantaduesimo, a colorare di rosso il cielo di Manchester. Una sconfitta che probabilmente peserà sul destino di Mancini che a dicembre è già fuori da un’Europa che doveva dominare. Mourinho è alla finestra. A fine stagione potrebbe lasciare il Real per abbracciare uno sceicco. Parigi o Manchester le destinazioni. E comunque vada non se la passerà male, il buon Josè.

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La verità, vi prego, sul pallone #13

3 Dic

Una squadra è grande quando sa mettersi alle spalle prestazioni negative e sconfitte. Una squadra è matura quando è continua e sa di esserlo. Ecco la differenza tra questa Juventus e le altre. Due partite perse, le più antipatiche, quelle che nessun tifoso vorrebbe perdere, e nessuna conseguenza sulla classifica e sul morale. Anzi. Ne fa le spese stavolta il malcapitato Torino che si mette l’abito ormai sdrucito del derby e viene letteralmente demolito, nonostante i buoni propositi di Ventura. A tal proposito, quello della Mole è un derby che ha ormai perso il fascino di una volta. La statistica dice che in qualunque piazza vincitori e vinti si sono sempre alternati, chi più chi meno, nonostante i disequilibri economici e sportivi. Anche negli anni dello straripante Manchester United lo sfigatissimo City (prima dell’avvento degli sceicchi) portava a casa qualche vittoria. E lo stesso accadeva a Liverpool con l’Everton, a Madrid con l’Atletico e persino a Barcelona con l’Espanyol. A Roma, Milano e Genova non esiste un favorito, a Torino sì: lo dicono i numeri. Inquietante quello relativo all’ultima vittoria del Toro. Era il 25 gennaio del 1995. Una doppietta di Rizzitelli e una rete di Angloma a 4 minuti dalla fine regalarono la stracittadina ai granata. Sono passati quasi 18 anni, un’eternità. A memoria credo che in nessuna città d’Europa accada qualcosa del genere. Sulla partita (l’ultima in campionato con Conte chiuso nella ghiacciaia) c’è poco da dire. Una pratica sbrigata facilmente grazie ad una prova maestosa di quel grandissimo giocatore che è diventato, o forse è sempre stato, Marchisio. Adesso la Juve si prepara alla trasferta di Donestk dove basterà un pareggio per andare avanti in Champions. Ci sperano tutti, comprese le inseguitrici. In fondo i due stop bianconeri sono arrivati a cavallo tra gli impegni europei e Napoli e Inter non hanno la Champions. I partenopei distruggono il Pescara (ora sì che la situazione degli abruzzesi è delicata) e si preparano ad un’importantissimo esame di maturita domenica a San Siro contro l’Inter. La mia impressiona è che al Napoli manchi solo un po’ di convinzione e qualche lampo di imprevedibilità, soprattutto nelle partite difficili da sbloccare. Ma quella la dava Lavezzi che non c’è più. A proposito di derby, un’annotazione va fatta. Napoli è l’unica grandissima città Europea che ha una sola squadra. Questo vuol dire che tutta la città, tutto il bacino di tifosi, è dalla sua parte. E allora se c’è una società solida, un allenatore bravo (peccato per quella confessione sull’anno sabbatico), un centravanti eccezionale e una tifoseria inimitabile perchè dovrebbe essere vietato sognare? Ce lo dirà appunto lo scontro con l’Inter. Da bene bene a male male (finora aveva alternato belle prestazioni ad altre sciagurate) l’Inter di oggi è stata una squadra da benino. Un golletto su autogol (sembra quasi uno schema, dopo quella del Cagliari) e tre punti che le consentono di restare aggrappata al treno. La partita non è stata indimenticabile e c’è da dire che Cassano si vede soprattutto quando manca. L’Inter vince la partita quando escono Zanetti, Milito e Cambiasso, tre mostri sacri. Coraggiosa la scelta di Stramaccioni, ripagata più dalla fortuna che dalla sagacia. Ma a livello psicologico mi è sembrata la mossa giusta. La Lazio merita una citazione particolare. Per solidità e concretezza la vedo meglio della Fiorentina che la precede. I viola sono più spettacolari ma i biancocelesti hanno Klose che segna con una regolarità impressionante e tiene in apprensione le difese avversarie per novanta minuti. Credo che sia uno dei 5 giocatori di questo campionato in grado di fare davvero la differenza. A voi indovinare chi sono gli altri. La Roma avanza, terza vittoria di fila e squadra che iniza ad avera una propria identità. Zeman, al secondo gol, si lascia andare persino ad una timida esultanza, e sono notizie. Esulta anche Destro, finalmente un ex che non si fa scrupoli. E questo ragazzo, ancora giovanissimo, inizia a lanciare segnali importanti al calcio italiano. Non è l’unico. El Shaarawi in questo momento è uno dei giovani attaccanti più promettenti d’Europa. Il Milan se lo goda. Questo non è e non sarà un campionato indimenticabile ma il piccolo faraone sarà il crack del futuro. E se davvero dovesse arrivare Balotelli a gennaio si potrebbero mettere le basi per una rinascita made in italy. La new italy, quella multiculturale, multirazziale e talentuosa. Come quei due. Talentuosa come un altro ragazzo al quale dedico la mia copertina. Si chiama Alberto Paloschi ed è l’attaccante del Chievo di Corini che sotterra il suo maestro Del Neri. Alberto ha già tanti infortuni alle spalle. Al Milan dicevano che era il nuovo Inzaghi, poi si è un po’ perso o semplicemente sono cambiate le mode. L’ultima era quella dell’attaccante muscolare, che si mette al servizio della squadra e fa reparto da solo. Paloschi ha però una dote che nel calcio fa ancora la differenza. Fa gol. E vede la porta come pochi. Tre solo oggi e pallone a casa. Ha solo 22 anni e tanti gol ancora davanti. A livello di nazionale, con queste premesse, siamo messi bene. La stoffa c’è. Adesso bisogna essere bravi a tesserla.

alberto paloschi

alberto paloschi

La verità, vi prego, sul pallone #12

26 Nov

La verità è che questa vittoria del Milan era, tutto sommato, prevedibile. Se non altro per una questione di cabala. Ai rossoneri mancava da troppo tempo l’acuto da grande squadra, da blasone, mentre la Juventus non perdeva fuori casa da una vita. Ma siccome in campo ci vanno i giocatori e non la cabala eccoci a commentare una partita che il Milan ha meritato di vincere nonostante il rigore molto molto dubbio. Mi piace citare Mario Sconcerti che ha definito Milan – Juventus Una grande partita decisa da un piccolo rigore. Va detto, per onestà intellettuale, che la protesta della Juve non è stata sguaiata. Non si sono viste scene di isterismo collettivo e questo giova a tutti, soprattutto allo spettacolo che in realtà si è visto poco. La notizia è che la Juventus ha pagato, a caro prezzo, la sbornia europea. Non tanto lo sforzo fisico, a mio parere, quanto la nuova dimensione raggiunta. Battere i campioni d’Europa, con un punteggio così netto, ha finito per penalizzare l’approccio della Juve con il campionato, con un avversario sicuramente più abbordabile rispetto agli ultimi anni, e con le trappole di un Milan battagliero. Non eravamo abituati a vedere la sqadra di Berlusconi lottare come una provinciale. E non c’è niente di male, sia bene inteso. Solo che eravamo abituati ad elicotteri che atterravano a Milanello, calcio champagne e passerelle sul terreno di gioco. Non a Yepes, Zapata, De Jong e De Sciglio. Il Milan non vincerà lo scudetto, questo è chiaro. E sembra un’assurdità pensare ad un allenatore come Guardiola con questo parco giocatori. Ma può coccolarsi un grande Montolivo (che indossa per la prima volta la fascia che è stata di Baresi e Maldini, auguri) e un meraviglioso El Shaarawi. Non è un caso che il Milan torna a fare il Milan proprio a cavallo delle due settimane che hanno visto Berlusconi più presente che negli ultimi quattro anni. Due visite, quattro prime pagine di giornale, una tirata di orecchie (credo definitiva) a Pato, un paio di consigli e qualche frecciatina (ad Allegri). Le idee sul Berlusconi politico le lascio ai posteri, il Berlusconi presidente di calcio rimane sempre un numero uno. Lo dicono i numeri, e su questo c’è poco da obiettare. La Juve resta la mia favorita nonostante le due sconfitte contro le storiche rivali milanesi. E nonostante l’attacco continui ancora a non convincermi. Vucinic è troppo spesso importante, troppo poco spesso determinante. Giovinco non esplode e Quagliarella ha un caratteraccio. A proposito, cosa ha detto ad Alessio nascosto dal giubbotto? Ma a questo punto diventa ancora più cruciale il peso della Champions. Se i bianconeri ci prendono gusto, e me lo auguro, perderanno altri punti per strada. L’assioma è quasi inevitabile. E sabato sera c’è il derby contro il Toro. Attenzione perche Ventura si è messo in testa di espugnare lo Juventus Stadium e il suo Torino ha tutte le carte in regola per stupire. Ne sa qualcosa la Fiorentina che si ferma a sei vittorie consecutive impattando contro i granata. Niente di rotto comunque, non si può vincere sempre. La giornata spezzatino dice poco altro. Dice che la Samp vince la seconda partita di fila, che il Genoa di Del Neri si sblocca, soprattutto grazie ad uno strepitoso Frey. Risorge anche il Palermo di Gasperini che batte il Catania nel derby mentre Zeman si prende i tre punti nella sua Pescara. Ma siamo praticamente a metà giornata. L’Inter e il Napoli giocano domani con la grandissima occasione di accorciare. I presupposti ci sono ma attenzione a Parma e Cagliari, due tra le squadre più in forma del campionato. Nell’Inter tiene banco il caso Sneijder. Prima all’olandese è stato proibito l’uso di Twitter. Adesso gli viene chiesto di tagliarsi l’ingaggio. La strategia della società è chiara: i tempi della cuccagna sono finiti. O ci si adegua oppure la porta è quella, anche se fai parte della stirpe degli dei. Non mi stuperei se a gennaio finisse ad un’altra squadra, magari italiana, magari della stessa città. Nonostante l’ottimo rapporto con Stramaccioni. A proposito di allenatori: da raccontare quello che è successo in Armenia, a Baku. Il presidente dopo aver esonerato l’allenatore ha affidato la squadra a Vugar Guloglan Oglu Huseynzade, 21 anni, giovane mago dei videogiochi calcistici. Vaglielo a spiegare adesso a tutti gli adolescenti che si rincoglioniscono di Play Station dalla mattina alla sera che non è quello il modo migliore per cercare lavoro.

La verità, vi prego, sul pallone #11

19 Nov

Il derby di Genova chiude una giornata di campionato piuttosto isterica. Espulsioni a raffica, giocatori che perdono la testa, allenatori in silenzio stampa, dirigenti che gridano al complotto. A Marassi si gioca una partita tesa ma agonisticamente corretta con due squadre mediocri e un pubblico meraviglioso. Penultima contro ultima solo per la classifica. Il calcio è qui, nella gradinata nord del Genoa che sventola le sue bandiere anche dopo il gol dell’1 a 3. Nella gradinata sud della Samp che canta che il cielo è sempre più blu. Ci pensa un ragazzino di 19 anni, Maurito Icardi, da Rosario. Lo manda Messi, dicono. Hanno giocato assieme a Barcellona. La cosa fa sorridere ma quando il ragazzo si beve tutta la difesa genoana costringendo Bovo ad un autogol alla Masiello (senza essere passato prima dalla Snai) la domanda è spontanea: ma perchè questo ragazzo ha aspettato tanto tempo in panchina? In ogni caso la Samp va sul 2 a 0, spreca l’impossibile, prende il 2 a 1, soffre e rischia anche di pareggiare. Ammetto di non essere mai stato un grande estimatore di Ferrara. Ma se la Samp avesse pareggiato questa partita sarebbe stato difficile dare la colpa all’allenatore con tutti i gol che i giocatori blucerchiati si sono divorati davanti a Frey. Alla fine ci pensa ancora lui, il ragazzino, a chiudere la gara e salvare la panchina di Ciro (il grande, per una notte). Chissà che notte sarà invece per Del Neri. Sesta sconfitta e un difficilissimo rapporto con la piazza per lui. Un allenatore che fa fatica a farsi capire quando ha due mesi di precampionato, figuriamoci arrivando a campionato iniziato. A parte che fa fatica a farsi capire in generale con quel suo xhandfasdaòlnka. Punterà sul rientro di Vargas e sulla voglia di Borriello e Immobile. Ad occhio la loro coesistenza mi sembra difficile. Se non altro perchè due attaccanti fighi e con lo stesso ciuffo non si sono mai visti assieme. Che nostalgia di Aguilera e Skhuravy. Vince la Juve, pur pareggiando. Marchetti alza la saracinesca e fa i miracoli. Conte alterna tutte le punte ma non trova la chiave di volta per sbloccare una partita che avrebbe meritato di stravincere. Adesso sotto con il Chealsea. La mia impressione è che la Juventus, involontariamente ma non troppo, punti a fare il bis in campionato anche a scapito dell’Europa. Ma forse è solo un impressione e martedì ne sapremo di più. Il Napoli si fa male da solo facendosi rimontare, e non è la prima volta. Stavolta l’impresa riesce al Milan grazie al giovane talento più limpido del calcio italiano: Stephan El Shaarawi. Nel disastro rossonero complimenti a chi ha creduto in luipur sapendo di non aver a che fare con il nipote di Mubarak. L’Inter spreca un’altra occasione dimostrando di essere lontana dalla consacrazione nonostante la vittoria di Torino. Stavolta perde la pazienza anche Stramaccioni, e a me tocca fare ammenda visto ciò che dissi due settimane fa. Il rigore c’è, all’ultimo minuto, ma il Cagliari non ruba niente. E se devo essere sincero gli errori sotto porta di Milito e company pesano almeno quanto quelli dell’arbitro. Al quarto posto c’è la Fiorentina. Non parlerà ancora di Montella. Ma di Aquilani si. La copertina la dedico a lui. Giovane promessa della Roma e del calcio italiano (nonchè compagno di Michela Quattrociocche, do you know 3 metri sopra il cielo?) ha giocato le ultime tre stagioni con Liverpool, Juventus e Milan. Il Gotha del calcio mondiale. Si è perso. Qualcuno pensava per sempre. Invece, dopo molti infortuni e qualche incomprensione, ha trovato un allenatore che ha creduto in lui ed è salito in cattedra. D’altronde a Firenze sono riusciti anche a far ringiovanire Luca Toni di 4-5 anni. Adesso sognare non è vietato. Ringiovanisce anche Gilardino che ritrova la via del gol. Mentre a Pescara finisce la telenovela Stroppa. Alla fine è lui a dare le dimissioni. Una rarità nel calcio. Una rarità in generale, in Italia. Ma tant’è. Non si parla mai troppo del Catania. Sesta in classifica, con un signor allenatore (Maran) e due giocatori di classe purissima. Uno si chiama Lodi e l’altro Almiron. Un giorno il buon Sergio Bernardo dovrà spiegarci cosa ne è stato della sua carriera e perchè non è riuscito ad affermarsi in una grandissima squadra come avrebbe sicuramente potuto. Si chiude stasera con Roma – Torino, il monday night della serie A. Prepariamoci ad una settimana di calcio spezzatino, per la gioia di Adele. A domani, su Controradio!