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La verità, vi prego, sul pallone #20

3 Feb

Futili considerazioni politiche a parte il ritorno di Balotelli nel campionato italiano è sicuramente la notizia della settimana. Super Mario atterra a San Siro con tanto di Balo Sky Cam pronta a seguirlo in ogni zona del campo. Il suo impatto è devastante, e non solo per i due gol. Striscioni, creste, Berlusconi sorridente in tribuna e l’intesa con El Sharaawi e Niang, compagni di capigliatura. Se Pellegatti l’ha già ribattezzato Django, i dirigenti dell’Inter si stanno mordendo i gomiti. Certo, Mario è quello che nella serata più bella della storia neroazzurra recente ebbe l’ardire di gettare la maglia a terra facendo imbestialire l’intero stadio e i senatori della squadra, Zanetti e Cambiasso su tutti. Cederlo (a quella cifra) non fu un cattivo affare, dal punto di vista economico.

Ma quando vendi, a soli 20 anni, uno dei più grandi talenti del calcio italiano, devi mettere in conto che questi, un giorno neanche troppo lontano, possa tornare, segnare ed esultare (la notizia vera è questa). Nulla a che vedere con Ronaldo e Ibrahimovic. La storia di Balotelli ricorda molto di più quella di Christian Vieri, ceduto giovanissimo dalla Juventus all’Atletico Madrid e poi riacquistato dalla Lazio qualche anno dopo. Più forte, più maturo, più cattivo. Se l’attacco del Milan crea, la difesa disfa. Ma nonostante ciò, non sfugge ai rossoneri l’impresa dell’aggancio alla derelitta Inter che solo 3 mesi fa aveva 13 punti in più.

Dilapidati punti, dilapidate le certezze. A Siena la squadra si scioglie nonostante i nuovi rinforzi (?) e per la prima volta la posizione di Stramaccioni sembra a rischio. Non credo se ne parlerà prima della fine della stagione, ma l’effetto entusiasmo sembra svanito e gli schemi non si sono mai visti se non nel secondo tempo di Torino contro la Juventus. Che ricomincia a correre proprio nel giorno in cui Antonio Conte torna a respirare l’aria degli Sky Box. Matri e Liechtsteiner chiudono una pratica tutt’altro che agevole, e rispondono al Napoli che sabato sera aveva agganciato la vetta. Adesso sembra evidente che le squadre che si contenderanno il titolo sono solo due. La Lazio perde la seconda partita di fila e saluta la compagnia. Curioso che la flessione della squadra di Pektovic sia avvenuta proprio dopo la conquista della finale di Coppa Italia. A Genova la beffa arriva a tempo scaduto. Per la cronaca, il nuovo allenatore del Genoa Ballardini ha fatto, in due partite, meglio dei suoi predecessori nel resto del campionato. Non era difficile ma complimenti.

Fa notizia la sconfitta della Roma in casa contro il Cagliari. Sconfitta che costa la panchina a Zeman. A mio parere il boemo ci ha messo molto del suo. A parte il caso De Rossi, il balletto dei portieri ha finito per rivelarsi controproducente e non è un caso che proprio un errore di Goicoechea abbia dato il la alla vittoria dei sardi. Viene da chiedersi però cosa ci si aspettasse davvero da Zeman e perché continuino a pagare gli allenatori e non i dirigenti che da due anni li scelgono (sbagliati) parlando di progetti che non esistono. Viene da pensare, comunque, che difficilmente a Zeman ricapiterà un’altra occasione come questa. La mia idea è che presto Zdenek tornerà ad allenare e far divertire, ma mai più in una grande. Inutile accanirsi contro il destino avverso, i fatti dicono che il boemo si trova meglio con ragazzi affamati che con checche isteriche e viziate. E non è detto che questo sia un demerito. Ci sono i grandi gestori, i grandi allenatori, i grandi motivatori e i maestri di calcio. Zeman, a mio modesto parere, ha solo quest’ultima (romanticissima e forse anacronistica) caratteristica.

Fonti autorevoli mi dicono che anche Gasperini, a Palermo, è giunto ai saluti. Probabile l’arrivo di Pasquale Marino. Doveroso un salto fuori dai confini della serie A. In Coppa d’Africa fanno notizia le lacrime di Drogba per l’eliminazione della sua Costa d’Avorio. Il suo pianto la dice lunga: Didier ha vinto tutto quello che poteva vincere, ma non la Coppa che più di ogni altra avrebbe voluto. E forse questa era davvero l’ultima occasione. Ma oggi la palla è anche ovale. Nel pomeriggio l’Italia ha sconfitto la Francia nel 6 nazioni. Già di per se battere i francesi è una soddisfazione persino a tressette o a bocce. Farlo nel rugby, dove erano strafavoriti, ci avvicina ulteriormente a questo bellissimo sport. Mentre scrivo sta per iniziare il Superbowl. Nonostante la palla ovale, un’altro gioco rispetto al rugby. In grado di fermare però, per una notte, un continente intero, vendere spot da 3 milioni di euro e far esibire Beyoncè. Baltimore Ravens e San Francisco 49ers si giocheranno l’ambitissimo titolo. Ad allenarli due fratelli: John e Jim Harbaugh. Quanto è piccolo il mondo, anche quando il pallone non è rotondo.

Mario Balotelli Milan

La verità, vi prego, sul pallone #17

14 Gen

Erano i primi giorni di novembre e la Lazio, fino a quel momento squadra quadrata, solida e con l’unico difetto di essere poco spettacolare cadde rovinosamente a Catania. Quattro e zero e tanti saluti alle ambizioni di scudetto. Se mai ce ne fossero state. Sono passati due mesi e 14 partite. I biancocelesti non hanno più perso tra campionato, Coppa Italia ed Europa League. Pektovic non vuole neanche nominare la parola scudetto ma adesso dipende anche da lui. Chi sta davanti è in calo e lo scontro diretto si giocherà a Roma. I punti di distacco oggi sono 3, fate voi i calcoli. Certo per sbloccare la difficile partita contro l’Atalanta c’è voluto un gol piuttosto discutibile, ma la continuità della Lazio è impressionante, soprattutto grazie ad una spina dorsale portiere (Marchetti) – centrale di centrocampo (Ledesma) – centravanti (Klose) che ha pochi eguali in Italia. Vedremo.

Certo la Juventus non è quella di un mese fa. Gennaio è storicamente, e statisticamente, un mese logorante per chi sta davanti. Ma la Champions è alle porte e tre punti non sono più una garanzia. Non mi sorprende il risultato di Parma. Come scrissi una settimana fa, la squadra di Donadoni è una delle più belle sorprese di questo campionato (insieme al Catania). Non per niente è l’unica imbattuta in casa e non per niente il nome del suo allenatore viene accostato alla panchina del Milan. Sarebbe un affascinante ritorno a casa. Il problema dell’attaccante, in casa Juve, comincia ad essere pesante. Quattro punte che assieme non fanno Cavani e forse nemmeno Milito e Klose. Conte sopperisce con il gioco, con le fasce, con la grinta, ma tutto sommato un giocatore che la butta dentro con più facilità non farebbe male, soprattutto in certe partite. Non credo che la soluzione possa essere Immobile, giovane attaccante che stimo tantissimo ma che lascerei maturare a Genova. Lasciatemi dire che, al netto del pareggio di Parma (che di per se non è un cattivo risultato), non mi pare che il ritorno di Conte abbia portato bene all Juve. E non parlo di scaramanzia. Questo Conte mi sembra smisuratamente agitato, come se la squalifica l’abbia caricato in modo eccessivo e nel frattempo la squadra si fosse abituata all’autorevolezza della sua assenza (cit. Mario Sconcerti).

Per lo scudetto vuole esserci fortemente anche il Napoli. Nella domenica dei due fratelli Insigne che coronano il sogno di giocare assieme nella squadra della loro città la vera notizia è che Cavani non segna. Eppure il Napoli domina, stravince, si prende il lusso di lasciare in panchina il nuovo acquisto Armero, del quale fa notizia solo il balletto a fine partita. Lasciatemi spendere due parole sul gol di Inler. Non è il primo. Credo che lo svizzero sia uno dei centrocampisti più forti d’Europa e non solo per i gol. Con giocatori del genere sarebbe un delitto non puntare al massimo.

Risorge l’Inter ma la vittoria contro il Pescara non cambia il corso del suo campionato, almeno secondo me. Sembra però che Stramaccioni mi abbia ascoltato quando dicevo che un anno di transizione ha senso se serve a lanciare qualche giovane talento. Pronti via il mister butta nella mischia Marco Benassi, classe (reggetevi forte) 1994. Uno che quando Baggio tirò alto il rigore contro il Brasile, a Pasadena, doveva ancora nascere. Centrocampista di grande qualità il ragazzo ha impressionato San Siro per la personalità. Qualcuno si è avventurato in maliziosi paragoni con Xavi o Pirlo ma queste sono bestemmie pericolose. Quello che conta è che il piccolo Marco non venga caricato di troppe responsabilità. All’Inter succede spesso che i giovani esordienti vengano troppo presto etichettati come fenomeni e altrettanto presto bruciati senza pietà. Santon era il nuovo Facchetti prima di essere accantonato (al Newcastle sta facendo benissimo), e più di qualcuno ha già dimenticato Faraoni che l’anno scorso di questi tempi sembrava essere un fenomeno. A proposito: che fine ha fatto Faraoni?

Lavorare con i giovani è difficile. A San Siro di più. Crolla la Fiorentina, stavolta con la complicità del portiere Neto. Probabilmente Montella, che stimo, ha accantonato troppo rapidamente Viviano. Che credo domenica tornerà al suo posto. Per la gioia di sua figlia Viola. Cade ancora la Roma e sono tre le sconfitte di fila fuori casa. Non fa più notizia l’esclusione di De Rossi, lo fa di più i gol che si mangia Destro. Sulle sue spalle pesano in parte le ultime due sconfitte. Ma Zeman continua a puntare su di lui. E forse fa anche bene visto che il ragazzo ha solo 21 anni e presto inizierà a vedere la porta. Certo è che la Roma, nel frattempo, si allontana da tutti gli obiettivi possibili. Fa un piccolo passo indietro anche il Milan che pareggia a Genova contro una Samp in salute. Boban, ex rossonero ed opinionista sky, alla domanda “Cosa serve al Milan?” risponde così: “Due centrali di difesa, tre centrocampisti e due attaccanti“. Esagera, ma la reltà non è molto distante dal paradosso.

Zona retrocessione: attenzione a Genoa e Palermo. Erano partite con altri obiettivi e si tratta di due piazze molto calde. Infatti i giocatori sembrano terrorizzati di entrare in campo e si sciolgono alle prime difficoltà. Presidenti vulcanici (a volte isterici), allenatori nel pallone (quanto durerà Gasperini?), rinforzi che vengono coinvolti nella mediocrità e nella difficoltà, insomma due patate bollenti. Eppure con i giocatori di Genoa e Palermo si potrebbe fare una gran bella squadra. Anche se come allenatore non sceglierei nè GasperiniDel Neri. Ma questi sono gusti miei. E la dura realtà si chiama salvezza. E a mio parere almeno una delle due non la raggiungerà.

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La verità, vi prego, sul pallone #14

10 Dic

La notizia è che nella domenica in cui le grandi vincono tutte tranne una, il Napoli, quella che sta davanti, la Juve, aumenta il suo distacco dalla sua più immediata inseguitrice. Nella sfida tra seconde, o presunte tali, vince l’Inter. Il Napoli arriva a questa partita in maniera piuttosto indolente. E non è la prima volta. Ne avevamo parlato dopo la sconfitta di Torino e dopo il pareggio interno contro il Milan. Nel momento decisivo la squadra di Mazzarri si perde. Peccato. L’Inter a questo punto non può nascondersi. Ha battuto le prime due del campionato, ha trovato un Guarin formato grande squadra (a me piace molto anche quando tutti dicono che è lui la causa delle sconfitte) e soprattutto ha ritrovato Cassano. Con Fantantonio l’Inter è un’altra squadra. Che piaccia o no sono sue le invenzioni che spaccano la partita, che la mettono sul binario preferito di Stramaccioni. Dopo basta mettersi in ordine là dietro, con una buona difesa e tre mediani a coprirli. Certo si soffre, e l’Inter ha sofferto, ma alla fine sono tre punti che pesano tantissimo. In una domenica in cui, come già detto, rimettono il naso fuori tutte le grandi squadre. Il Milan prima di tutto. Non fosse stato per quell’inizio disastroso adesso staremmo parlando di altro. Allegri sembra aver rimesso a posto le cose. Capigliature (inguardabili) a parte il Milan è tornato ad essere una squadra di tutto rispetto. Bravo l’allenatore a non scomporsi, o peggio ancora deprimersi, e a tornare al vecchio modulo con un Nocerino troppo prezioso per essere accantonato come un De Rossi qualunque (mi sia concessa la battuta). Gongola Silvio Berlusconi che ormai è tornato alle vecchie abitudini. La discesa in campo, via elicottero, a Milanello, il venerdì pomeriggio è qualcosa di più di un gesto simbolico di un buon padre (o nonno) di famiglia. Questo Milan giovane, che taglia ingaggi pesanti, che predica l’austerity annunciando che Balotelli non è un acquisto sostenibile sarà, sono pronto a scommettere, lo spot elettorale del 2013. Ben diverso da quello di quasi 20 anni fa, quando per conquistare gli italiani la metafora sportiva preferita era quella del magnate che spende e spande acqustando campioni da ogni parte del mondo. I tempi cambiano. Ma i campioni restanto. Ne è la prova Totti, immenso nella bellissima partita tra Roma e Fiorentina, un piacevole spot per il calcio italiano. Un giocatore in formato Mondiale. Semplicemente superbo, illuminante, decisivo. La Roma sembra aver trovato la quadratura del cerchio. Si parla molto dell’assenza di De Rossi e poco di Bradley. Anzi, non ne parla nessuno. Ma l’americano, negli schemi di Zeman, si è ritagliato un ruolo prezioso ed è lui, a mio parere a dare equlibrio (e quindi svolgere un ruolo delicatissimo) ad una squadra che tende a farsi prendere dal piacere leggittimo della giocata. La copertina quindi è sua. Ancche se nella vittoria della Roma ha un peso decisivo anche Viviano, portiere della Fiorentina. Tifosissimo della squadra in cui gioca, tanto da chiamare sua figlia Viola, rischia di trasformare il suo sogno in un incubo. A Firenze tifosi e stampa non sono leggeri con lui. Sabato mette lo zampino sul primo e sul terzo gol. E adesso gli errori iniziano ad essere troppi anche per un tifoso. Nemo profeta in patria. A Palermo torna in scena Antonio Conte. Scatenato come suo solito, danza e accompagna la squadra che si mangia l’impossibile rischiando di tornare dalla Sicila con un solo punto fino a quando, puntuale ma mai scontata, arriva la rete decisiva. La firma Liechsteiner, e non è un caso. Quando gli attaccanti sbagliano tutto alla Juve ci pensa spesso un esterno a timbrare il cartellino. Bentornato al Mister, comunque. Durante questi mesi in ghiacciaia ci ha fatto davvero tenerezza. La sua forza è stata quella di non far pesare minimamente la sua assenza. La classifica di serie A e la vittoria del girone in Champions League, in un gruppo tutt’altro che agevole, parlano chiaro. Al di là delle grandi segnalo una nuova sconfitta del Genoa (Del Neri al capolinea?), un altro gol di Paloschi e una nuova vittoria del Chievo in trasferta. Corini ha rivitalizzato una squadra che sembrava spenta, demotivata. E invece sarà ancora una volta un avversario molto ostico che probabilmente anche stavolta si salverà. Chiudiamo con una finestra sul calcio inglese. Oggi si è giocato il derby di Manchester. Spettacolare, con lo United in vantaggio per 2 a 0, poi ripreso dal City a 4 minuti dalla fine. Ci pensa Van Persie, al novantaduesimo, a colorare di rosso il cielo di Manchester. Una sconfitta che probabilmente peserà sul destino di Mancini che a dicembre è già fuori da un’Europa che doveva dominare. Mourinho è alla finestra. A fine stagione potrebbe lasciare il Real per abbracciare uno sceicco. Parigi o Manchester le destinazioni. E comunque vada non se la passerà male, il buon Josè.

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La verità, vi prego, sul pallone #11

19 Nov

Il derby di Genova chiude una giornata di campionato piuttosto isterica. Espulsioni a raffica, giocatori che perdono la testa, allenatori in silenzio stampa, dirigenti che gridano al complotto. A Marassi si gioca una partita tesa ma agonisticamente corretta con due squadre mediocri e un pubblico meraviglioso. Penultima contro ultima solo per la classifica. Il calcio è qui, nella gradinata nord del Genoa che sventola le sue bandiere anche dopo il gol dell’1 a 3. Nella gradinata sud della Samp che canta che il cielo è sempre più blu. Ci pensa un ragazzino di 19 anni, Maurito Icardi, da Rosario. Lo manda Messi, dicono. Hanno giocato assieme a Barcellona. La cosa fa sorridere ma quando il ragazzo si beve tutta la difesa genoana costringendo Bovo ad un autogol alla Masiello (senza essere passato prima dalla Snai) la domanda è spontanea: ma perchè questo ragazzo ha aspettato tanto tempo in panchina? In ogni caso la Samp va sul 2 a 0, spreca l’impossibile, prende il 2 a 1, soffre e rischia anche di pareggiare. Ammetto di non essere mai stato un grande estimatore di Ferrara. Ma se la Samp avesse pareggiato questa partita sarebbe stato difficile dare la colpa all’allenatore con tutti i gol che i giocatori blucerchiati si sono divorati davanti a Frey. Alla fine ci pensa ancora lui, il ragazzino, a chiudere la gara e salvare la panchina di Ciro (il grande, per una notte). Chissà che notte sarà invece per Del Neri. Sesta sconfitta e un difficilissimo rapporto con la piazza per lui. Un allenatore che fa fatica a farsi capire quando ha due mesi di precampionato, figuriamoci arrivando a campionato iniziato. A parte che fa fatica a farsi capire in generale con quel suo xhandfasdaòlnka. Punterà sul rientro di Vargas e sulla voglia di Borriello e Immobile. Ad occhio la loro coesistenza mi sembra difficile. Se non altro perchè due attaccanti fighi e con lo stesso ciuffo non si sono mai visti assieme. Che nostalgia di Aguilera e Skhuravy. Vince la Juve, pur pareggiando. Marchetti alza la saracinesca e fa i miracoli. Conte alterna tutte le punte ma non trova la chiave di volta per sbloccare una partita che avrebbe meritato di stravincere. Adesso sotto con il Chealsea. La mia impressione è che la Juventus, involontariamente ma non troppo, punti a fare il bis in campionato anche a scapito dell’Europa. Ma forse è solo un impressione e martedì ne sapremo di più. Il Napoli si fa male da solo facendosi rimontare, e non è la prima volta. Stavolta l’impresa riesce al Milan grazie al giovane talento più limpido del calcio italiano: Stephan El Shaarawi. Nel disastro rossonero complimenti a chi ha creduto in luipur sapendo di non aver a che fare con il nipote di Mubarak. L’Inter spreca un’altra occasione dimostrando di essere lontana dalla consacrazione nonostante la vittoria di Torino. Stavolta perde la pazienza anche Stramaccioni, e a me tocca fare ammenda visto ciò che dissi due settimane fa. Il rigore c’è, all’ultimo minuto, ma il Cagliari non ruba niente. E se devo essere sincero gli errori sotto porta di Milito e company pesano almeno quanto quelli dell’arbitro. Al quarto posto c’è la Fiorentina. Non parlerà ancora di Montella. Ma di Aquilani si. La copertina la dedico a lui. Giovane promessa della Roma e del calcio italiano (nonchè compagno di Michela Quattrociocche, do you know 3 metri sopra il cielo?) ha giocato le ultime tre stagioni con Liverpool, Juventus e Milan. Il Gotha del calcio mondiale. Si è perso. Qualcuno pensava per sempre. Invece, dopo molti infortuni e qualche incomprensione, ha trovato un allenatore che ha creduto in lui ed è salito in cattedra. D’altronde a Firenze sono riusciti anche a far ringiovanire Luca Toni di 4-5 anni. Adesso sognare non è vietato. Ringiovanisce anche Gilardino che ritrova la via del gol. Mentre a Pescara finisce la telenovela Stroppa. Alla fine è lui a dare le dimissioni. Una rarità nel calcio. Una rarità in generale, in Italia. Ma tant’è. Non si parla mai troppo del Catania. Sesta in classifica, con un signor allenatore (Maran) e due giocatori di classe purissima. Uno si chiama Lodi e l’altro Almiron. Un giorno il buon Sergio Bernardo dovrà spiegarci cosa ne è stato della sua carriera e perchè non è riuscito ad affermarsi in una grandissima squadra come avrebbe sicuramente potuto. Si chiude stasera con Roma – Torino, il monday night della serie A. Prepariamoci ad una settimana di calcio spezzatino, per la gioia di Adele. A domani, su Controradio!

La verità, vi prego, sul pallone #10

11 Nov

La verità è che i derby sono indigesti a Zeman. Con un intervallo di 13 anni il boemo ha ricominciato da dove aveva finito: con una sconfitta. In settimana aveva dichiarato che per De Rossi questa partita era più importante di quanto lo fosse per lui. Si è visto. Peccato che per capitan futuro (futuro che forse non arriverà mai visto che Totti continua a giocare e la cessione di DDR appare tutt’altro che improbabile) dare tutto significa anche farsi giustizia da solo. Cazzottone a Mauri e Roma in 10 prima delle fine del primo tempo. Se ci mettiamo anche la papera di Goigoichea (inguardabile quella respinta sulla punizione di Candreva) e l’errore di Osvaldo all’ultimo minuto il quadro è completo. La colpa non può essere solo di Zeman anche se a onor del vero, ultimamente, il boemo sembra più un opinionista che un allenatore. Una squadra non può fare sempre 4 gol per vincere. La Lazio ha ribaltato in una settimana il suo campionato. Dallo 0 a 4 di Catania al 3 a 2 nel derby. Gli ultimi successi dei biancocelesti nei derby recenti possono essere spiegati anche con il fatto di non avere tra le proprie fila giocatori tifosi come Totti e lo stesso De Rossi che sentono un po’ troppo questa partita. Meglio l’impassibile Klose, sempre puntuale e continuo. E poco importa che l’avversario si chiami Roma, Chievo, Inter o Siena. Lui è il grande valore aggiunto di questa squadra. Per dirla con i paroloni di quelli della TV, un toppleier bello e buono, anche a 34 anni suonati. La giornata sorride alla Juve. Prima di tutto perchè in una settimana, segnando 10 gol, i bianconeri cancellano la sconfitta con l’Inter e riprendono una marcia che prima o poi doveva interrompersi. Ritrovando il gioco, la velocità, la difesa, le geometrie di Pirlo, i gol di Quagliarella. Ora Bentder può riaccomodarsi in panchina. Chissà perchè sabato scorso, uscito Vucinic, Conte ha pensato al danese e non a qualcun altro. Il dubbio mi resta. Sei gol sono tanti su qualunque campo. Anche a Pescara (curioso che Stroppa viene messo in discussione quando vince e non quando ne prende 6). Ma la vera vittoria della Juve arriva nel posticipo, con la sconfitta dell’Inter. Una sconfita che ridimensiona la banda Stramaccioni ma, a mio parere, non la taglia fuori. I nerazzurri non avevano vinto il titolo sabato scorso, non l’hanno perso oggi. Per di più contro un’Atalanta che ha già battuto Milan e Napoli e gioca davvero un bel calcio(avrebbe 20 punti) con degli interpreti (italiani) davvero interessanti: Cigarini, Peluso e Bonaventura su tutti. Bravo Colantuono. Si riaffaccia prepotentemente il Napoli sulla scena. Cavani segna il suo quinto gol in 4 giorni. Un mostro. Con Falcao, attualmente, il miglior numero 9 del mondo. Ma nonostante la vittoria rimango convinto che in estate sia stata sottovalutato un fattore: la partenza di Lavezzi. Lui era il giocatore che spaccava le partite e le difese. Lui era l’imprevedibilità. Questo Napoli è più concreto, più funzionale, ma meno imprevedibile. Ha comunque 9 punti in più dell’anno scorso e dirà la sua fino in fondo. Batte il Genoa che perde la quinta partita di fila (quattro con Del Neri). La Sampdoria è arrivata a sette. E domenica c’è il derby di Genova. Auguri. Credo che non sarebbe una buona idea affidare al derby il destino di uno dei due allenatori (la Samp è ancora scottata dall’esperienza di due anni fa quando cambiando tre allenatori finì in B, mentre Del Neri ha bisogno di tempo per far funzionare la squadra) però appare inevitabilmente così. Si preannunciano scintitlle. Copertina alla Fiorentina. Tre gol a San Siro, quarto posto e la palma della squadra che gioca il miglior calcio. Senza grandissimi nomi, ma con un grande collettivo (oggi mancava Jovetic). Il Milan affonda e rischia seriamente di disputare un campionato anonimo e senza ambizioni. La verità è che questa squadra può perdere con chiunque. Non mi sembra che Allegri possa dare ancora molto al Milan, ma forse questa è una mia impressione. In coda sempre più critica la situazione del Bologna che rischia seriamente di andare in B (come Bologna, battuttaccia) nonostante stia costruendo un ambizioso centro sportivo per far allevare giovani campioni. Un po’ il destino di questa Società che 30 anni fa retrocesse nonstante i 9 gol di un ragazzino di 17 anni che si rivelò uno dei più grandi talenti del calcio italiano: Roberto Mancini. In bocca a lupo.

Per quella romanticona di Adele: l’immagine calcistica più bella della settimana è quella di Rod Stewart, tifoso del Celtic Glasgow che, dopo la vittoria della sua squadra in Champions League contro il Barcellona, scoppia in lacrime. Davide che batte Golia ha sempre il suo fascino. E se anche la leggerezza ha il suo aspetto pesante, piange anche un cantate (cit.) Persino una Rock Star dura come lui. Emozioniamoci ancora.

A domani, su Controradio!

 

La verità vi prego sul pallone #9

4 Nov

Mamma, che ne dici di un romantico a Milano? In effetti non è niente male questo ragazzo del 1976, laureato in legge e predestinato ad un futuro da grande allenatore. Al netto delle polemiche arbitrali (parleremo solo di calcio) la copertina è tutta sua. E sì, perchè Andrea Stramaccioni è l’uomo che con la sua Inter ha interrotto l’incredibile serie positiva della Juve nel suo nuovo stadio. Coraggio, intraprendenza e spregiudicatezza sono alla base del suo credo. No, la spensieratezza no. Non dite spensierato ad uno che ha resistito alla tentazione di fare tabula rasa ripartendo da Zanetti e Cambiasso (i più criticati l’anno scorso) e liberando Milito dall’ombra di Pazzini affidandogli in toto le chiavi dell’attacco nerazzurro. Scelta ribadita dopo la tripletta di Pazzini al Bologna, quando Strama disse “Ho puntato tutto su Diego Milito e sono convinto della mia scelta“. Parlategli adesso di un vice. Il problema è di chi non ce l’ha, un Milito. Proprio sul gruppo storico, sulla stirpe aurea nerazzurra, che Stramaccioni ha puntato anche prima della partita con la Juve. “Loro hanno vinto tutto, più dei giocatori della Juve. Sanno benissimo cosa fare“. E così il giovane allenatore si presenta a Torino con 3 punte, va sotto, ma non si lascia andare alle tipiche crisi di panico nerazzurre. Nessun sospetto di complotto, niente manette e quella incredibile tranquillità trasmessa ai giocatori. Giocare signori, giocare. Neanche Gigi Simoni, con il suo proverbiale aplomb, c’era riuscito. E la sua squadra, giocando, ha ribaltato il risultato. Indovinate con chi? Con Milito. E non solo. Curioso che si parli così tanto del tridente quando l’Inter ha segnato il gol del vantaggio mentre in campo c’erano due punte (era uscito Cassano, stavolta inconsistente) e lo ha leggittimato quando ce n’era una sola (era uscito Milito). Non sempre nel calcio fa più gol chi ha più attaccanti. Tanto più se si chiamano Giovinco e Bentder. Onestamente la squadra campione d’Italia merita di meglio. Curioso anche che tifosi e giornalisti esaltino ora il 3-4-3 di Stramaccioni quando per lo stesso motivo Gasperini, circa un anno fa, rischiò la crocifissione. A lui fu imposto Sneijder (che succede quando torna?), non fu comprato Palacio e, al posto dell’incredibile argentino, arrivò la punta più indisciplianta del mondo: Mauro Zarate. Ma l’idea, se proprio lo volete sapere, era la stessa. Peccato che il Gasp, oggi a Palermo (ancora per molto?) mancò di elasticità e forse di un pizzico di umiltà. Quella che ha permesso a quel romantico di Stramaccioni di conquistare i cuori nerazzurri. La domenica calcistica dice poco altro. Conferma che il Napoli rischia di perdere un altro anno. Non solo per l’errore di Aronica, un fedelissimo di Mazzarri. L’autogol più clamoroso, a mio parere, lo fa lo stesso Mister ad annunciare il suo prossimo anno sabbatico con 9 mesi di anticipo. Il Toro ringrazia e pareggia. Non se la passa benissimo neanche Ferrara. Come avevo detto quando le cose alla sua Samp andavano benone, non è la prima volta che le sue squadre partono a razzo e proseguono a cazzo. Urge una riflessione. Si cappotta la Lazio a Catania (bravo Maran!), risorge la Roma che conquista la leadership dei gol segnati. Almeno Zeman resta coerente con se stesso. Vola invece la Fiorentina dell’areoplanino Montella che si candida al ruolo di sorpresa del campionato. A qualcuno, a Roma, staranno fischiando le orecchie. Montella e Stramaccioni allenavano i giovanissimi e gli allievi giallorossi. Qualcuno li ha lasciati andare via con troppa leggerezza per inseguire allenatori esotici che parlavano di progetti come fossero architetti. E adesso pare che andrà via da Roma anche Bruno Conti, uno che ha scoperto e lanciato alcuni dei giovani più interessanti del calcio italiano. In settimana tornano le coppe. Urge vincere. La Juve ha la grossa occasione di riprendere la sua marcia (a proposito, bellissimo l’applauso dello Juventus Stadium dopo la prima sconfitta), il Milan deve battere il Malaga per dare continuità ai 5 gol segnati al Chievo. Non siamo al dentro o fuori, ma quasi. Chiudo con un pensiero per Stroppa, tecnico del Pescara. La sua squadra batte il Parma e si porta a 11 punti. Un piccolo miracolo. Eppure lui è in dubbio e rischia seriamente l’esonero. Cos’altro dovrebbe fare Giovannino? Travestirsi da Zeman? E soprattutto, mamma che ne pensi di un romantico a Pescara?

La verità vi prego sul pallone #3

23 Set

La verità è che proprio durante la settimana della moda la Milano calcistica sparisce dalla classifica che conta. Quella di serie A. A memoria è la prima volta che entrambe le milanesi iniziano così male, totalizzando 9 punti complessivi nella prima quattro giornate. Dopo essersi scambiati gli attaccanti di peso (e due pesi di giocatori) Inter e Milan potrebbero pensare di scambiarsi gli allenatori, sempre a parametro zero. Per il momento il gioco è tirare a indovinare chi tra Allegri e Stramaccioni durerà di più. O se volete chi prima tra Moratti e Berlusconi perderà la pazienza. A proposito: è solo un caso che Berlusconi negli anni ’90 si apprestava a diventare l’uomo guida degli italiani comprando tutto il comprabile e oggi potrebbe riproporsi (di nuovo?) predicando austerity è sacrificio? Allora sì che troverebbero una spiegazione le cessioni di Ibra e Thiago. Genio. By the way, torniamo al calcio. La storia di Inzaghi già pronto a sostituire l’allenatore che non ha mai sopportato mi sembra più che altro un’invenzione dei media. Per carità, Allegri non è proprio un grande oratore ma neanche la dialettica di Pippo mi sembra così travolgente. Strama è più simpatico. Diverte, fa battute in romanesco a Milano, fa polemica, le sue cravatte sono impeccabili. Ma per ora niente di più. L’Inter non vince neanche le partite dovute, anzi le perde. E gioca male. Hai voglia a parlare di progetto appena iniziato. La verità è che i migliori allenatori italiani sono all’estero: Mancini, Ancelotti, Spalletti, Capello, Di Matteo. Di qui il mio pensiero: servono davvero i ribaltoni? A Torino c’è invece un grande allenatore, ma lo tengono nella cella frigorifero dello Juventus Stadium, causa squalifica. Ma la Juve continua a vincere. L’anno scorso si cercava l’anti-juve, adesso basterebbe trovare qualcuno in grado di batterla. Nel frattempo si fa strada con serietà e coraggio Carrera. In fondo il suo è un ruolo tutt’altro che facile. Avrebbe tutto da perdere e se la Juve non vincesse direbbero tutti che si sente la mancanza di Conte. Invece, zitto zitto, Carrera si sta ritagliando uno spazio nel calcio italiano. Scommettiamo che l’anno prossimo trova una panchina tutta sua? Se lo meriterebbe anche per la sua carriera (scusate il gioco di parole) da difensore. Sempre impeccabile e mai troppo considerato (soprattutto dalla nazionale). A Cagliari è andato in scena il teatro dell’assurdo. Stadio dichiarato inagibile, Cellino che invita i tifosi a recarvisi comunque, partita rinviata, polemiche e siamo solo alla quarta giornata. Nel frattempo a Liverpool, a noi piace guardare anche altrove, i tifosi di casa e quelli del Manchester United cantano a squarciagola “You’ll never walk alone” per ricordare le vittime della strage del 1989. Bentornato a Gasperini che ha iniziato con una sconfitta (d’altronde era tornato a vendere gelati per un anno, vero Adele?). La strada è in salita e il Palermo è per ora una seria indiziata alla retrocessione. Martedì si ritorna in campo: chissà se la Fiorentina saprà fermare la Juventus. E se Milano saprà rialzarsi. Finora il copione è stato abbastanza scontato, vedremo se arriverà quel colpo di scena che è mancato anche in Europa: Juve esaltante, milanesi allo sbando. A proposito di Champions: simpatica la scenetta del Bernabeu con Liam Gallagher che prima esulta baciando le stuart e facendo giri di tribuna al gol del City poi si cacciare dallo stadio al gol di Ronaldo che ribalta la partita in 5 minuti. Paese che vai racconto che trovi. E comunque anche in questo caso possiamo solo guardare all’estero. Da noi non da più spettacolo negli stadi neanche Gigi D’Alessio. Per fortuna.

foto: la cella frigorifero da dove Conte segue le partite allo Juventus Stadium